L’arte grafica di Alfredo de Santis

Articolo pubblicato il: 23 Febbraio, 2023


La ripubblicazione del libro “Alfazoo” è l’occasione per studiare un artista capace di coniugare pittura e grafica

La casa editrice Lazy Dog ha appena ripubblicato “Alfazoo” di Alfredo de Santis. In origine il volume vide la luce nel 1968 grazie a Emme Edizioni di Rosellina Archinto, personaggio fondamentale nella storia dell’editoria per ragazzi italiana. Fu proprio lei – negli anni ‘70 – a pubblicare nel nostro Paese artisti fenomenali come Maurice Sendak, Leo Lionni, Eric Carle, Tomi Ungerer e Guillermo Mordillo. Da lì in poi la qualità di questo segmento editoriale si alzò in maniera esponenziale.


Alfazoo
La copertina di “Alfazoo”, pubblicato da Lazy Dog Press

“Alfazoo” è un alfabeto che trasforma le lettere in animali semplicemente aggiungendo a ogni forma un paio di occhi e una bocca. Si crea così un gioco grafico che invita i giovani lettori a giocare con le lettere e inventare il proprio alfabeto bestiale.


Ma l’importanza dell’uscita di questo libro – oltre che per l’opera in sé, senz’altro valida – trova ulteriore motivo di interesse nella riscoperta di Alfredo de Santis, figura anomala nel panorama grafico italiano. E ingiustamente dimenticata, forse perché a cavallo di un passaggio epocale, quello dal design manuale a quello digitale. O, più prosaicamente, da un’epoca artistica a un’epoca commerciale.


de Santis
Alfredo de Santis al lavoro nel suo studio (cortesia Archivio Alfredo de Santis)

Un linguaggio grafico unico

Scrive Marta Sironi, una delle più attente storiche dell’arte con uno sguardo completo e appassionato sul mondo della grafica e dell’illustrazione, in un testo del 2021: “Rappresentante di spicco della scuola romana di grafica, Alfredo de Santis (1941-1998) ha definito un linguaggio grafico del tutto personale, caratterizzato da una continua commistione con il cinema, la pittura, il disegno, creando una grafica con forte valenza pittorica. Nonostante l’importanza del suo apporto, l’improvvisa e prematura scomparsa e la mancanza strutturale di attenzione alla storia della grafica, hanno contribuito a nascondere le tracce di una figura atipica, per la quale ricerca artistica e pratica comunicativa hanno costituito un unico indissolubile cammino”.

La formazione romana

Figura a metà tra artista e grafico, Alfredo de Santis studiò alla leggendaria Scuola d’arte di Via Ripetta, a Roma, con maestri come Giulio Turcato, Pietro Consagra e Mario Mafai. Erano gli anni ‘50 e il centro di Roma, nel tridente di strade tra via Ripetta, Piazza del Popolo e via Margutta, pullulava di artisti e di creatività. Il luogo d’incontro per tutti, studenti giovanissimi e maestri già affermati, era la libreria “Ferro di Cavallo”, frequentata da Mario Schifano, Novelli, Burri, Perilli. Qui arrivavano stampe e pubblicazioni internazionali che – in era pre internet – sarebbe stato impossibile trovare altrimenti.


de Santis
Manifesti per l’azienda Tudor (1972)

L’esperienza milanese

In questo contesto Alfredo de Santis, che già dai primissimi anni ‘60 aveva iniziato ad esporre i suoi lavori pittorici, conobbe un incredibile personaggio: Folco Lucarini. Disegnatore, comunicatore, artigiano, Lucarini aveva uno studio grafico avviato a Milano e de Santis non ci pensò due volte a raggiungerlo al nord. La formazione pittorica dell’artista romano si trovò di fronte alla comunicazione grafica che proprio in quegli anni stava rendendo Milano la Capitale del design. Conobbe così Giancarlo Iliprandi, Pino Tovaglia, Michele Provinciali e i loro lavori pubblicati sui “Quaderni Imago” (ne ho scritto qui) editi da Bassoli Fotoincisioni: fu una folgorazione.

Lui stesso definì gli anni milanesi una grande lezione di metodo e di libertà inventiva, che gli fecero scoprire la sua doppia natura di narratore a cavallo tra la grafica e la pittura.


de Santis
Manifesti per il Partito Comunista Italiano (1972-73)

Alfredo de Santis
Altri manifesti per il Partito Comunista Italiano (1975-76)

Politica e giornali

Nel 1964 tornò a Roma e aprì il suo studio: uno spazio luminosissimo a Tor di Quinto dove mise in pratica l’esperienza lombarda. Nei decenni successivi lavorò per moltissimi clienti creando allestimenti, manifesti, libri per bambini (tra cui il già citato “Alfazoo”). 

Negli anni ’70 de Santis realizzò manifesti per la politica, area PCI, partito da sempre attento alla comunicazione visiva.

È del 1979 la progettazione per la nuova veste grafica del quotidiano di Genova “Il Lavoro” e di tutti gli inserti interni al giornale.


Alfredo de Santis
Immagine grafica della rassegna “Le Giornate del Cinema Muto” di Pordenone (1982)

Cinema e teatro

Realizzò anche sigle televisive con animazioni fotografiche per la Rai e l’immagine grafica per “Le giornate del cinema muto” (1982) e per la “Mostra internazionale del telefilm” (1983-1986).

Negli anni ‘80 il segno pittorico rientrò prepotentemente nei lavori di de Santis: disegnò illustrazioni per il quotidiano “Il Manifesto” e poi negli anni ‘90 il marchio e la comunicazione grafica del “Teatro Povero di Monticchiello”.

E – parallelamente – l’esperienza dell’insegnamento presso lo IED Istituto Europeo di Design di Roma dove formò generazioni di disegnatori grafici sotto la direzione di Enrico Cogno prima e di Francesco Moschini poi.


Roma Arte Grafica
Manifesti per la Coppa del mondo di sci femminile a Piancavallo (1984 e 1986)

Una produzione vasta ed eterogenea, articolata su tutte le esperienze che un artista così poliedrico ha voluto e saputo assorbire. Dal centro storico di Roma a Milano, da un sorprendente viaggio a New York fino all’amato Monticchiello.


Alfredo de Santis
Manifesti per il Teatro Povero di Monticchiello (1990-1993)

Un archivio vastissimo, tutto da scoprire

Una figura importante per la grafica romana e italiana che va ripresa – oggi più che mai – grazie alla ripubblicazione del suo alfabeto per bambini. Ma anche attraverso un archivio completo e puntuale curato da Carla Conversi, compagna di vita e di lavoro di Alfredo de Santis. Il sito dell’archivio presenta foto dell’artista al lavoro o alle presentazioni delle sue innumerevoli mostre, svelando un personaggio estremamente integrato nella realtà artistica romana. Racconta Carla Conversi che la quantità di materiale dell’artista da ordinare, catalogare e presentare al pubblico è ancora tantissima. Un tesoro che non può andare perduto e si spera che la ristampa del libro “Alfazoo” da parte di Lazy Dog sia solo la prima tappa di un viaggio di riscoperta completo e sorprendente.


Scopri le altre sezioni del mio sito:

Qui trovi gli ultimi articoli nella sezione “L’Espresso”

Qui trovi le ultime interviste nella sezione “Dialoghi”


Condividi l'articolo su: