Imago

Articolo pubblicato il: 1 Settembre, 2021


Un libro e una mostra riportano alla luce la mitica rivista degli anni ’60
Imago 1960-1971
La copertina del libro “Imago 1960-1971” a cura di Giorgio Camuffo

“Imago”, la rivista degli anni ’60, rivive grazie a un libro e una mostra.

La grafica italiana deve moltissimo al Novecento. Nel periodo del boom economico infatti – dopo che Albe Steiner definì il nuovo mestiere del grafico – la creatività di un popolo per troppo tempo vittima di guerre e povertà, esplose delineando una vera e propria scuola nazionale. 

Il boom economico

Il periodo di rinascita socio-economica vide il fiorire e il successo di moltissime aziende che necessitavano di comunicazione e immagine visive nuove.

Furono queste società a dare alla nascente generazione di grafici la possibilità di progettare lavori incredibili, apprezzati in tutto il mondo e spesso esposti nei maggiori musei del design.

La nascita degli house organ

Un discorso a parte meritano le riviste aziendali – anche dette house organ – che furono da subito territorio di sperimentazione grafica. È proprio l’epopea di una di queste, “Imago”, che è raccontata nell’omonimo libro a cura del graphic designer e curatore artistico Giorgio Camuffo e edito da Corraini Edizioni.


“Imago” fu una delle prime riviste di questo tipo e tiene in sé tutte le potenzialità grafiche e tipografiche di questi prodotti. Si può dire che l’esperienza di “Imago”, durata dal 1960 al 1971 attraverso la produzione di quattordici numeri, fu alla base di tutti gli altri prodotti editoriali che verranno poi e che passeranno alla storia della grafica.

Da “Sfera” di Piergiorgio Maoloni prodotta dalla casa farmaceutica Sigma-Tau, alla celeberrima “Colors” edita dal Gruppo Benetton, progettata da Tibor Kalman e supportata dalla creatività di Oliviero Toscani. In particolare quest’ultima da “Imago” mutuerà il continuo cambio di gabbia e formati dei primi numeri.


Imago House organ
Le “copertine” dei numeri di “Imago”

La nascita della rivista

Ma torniamo a “Imago”. Nacque dall’incontro prima, e dalla conseguente amicizia poi, tra Michele Provinciali, grafico, e Raffaele Bassoli, proprietario della Bassoli Fotoincisioni di Milano. È bene aprire una parentesi e sottolineare come, in quegli anni, la figura del grafico non fosse quella di un semplice esecutore, ma piuttosto un ruolo che includeva l’art director, il professore, il letterato, il fotografo, l’illustratore. Un professionista a tutto tondo, l’incarnazione dei tanti mestieri dell’antica bottega artigiana.

E infatti Michele Provinciali veniva da un percorso di formazione e lavorativo di ampio respiro: studiò storia dell’arte a Urbino (dove poi insegnò, all’Isia) ma poi volò negli Stati Uniti, a Chicago, e – una volta tornato in Italia – riuscì a far convivere queste due culture in modo eccellente. Negli anni ‘50 a Milano entrò in contatto con il mondo del design e dell’architettura e lavorò nelle più importanti riviste di settore, compresa “Qualità”, l’house organ dell’azienda Kartell dove inizierà a lavorare con la metodologia che poi trasferirà in “Imago”.


Imago Corraini
“Imago” numero otto e un pieghevole al suo interno

Le affinità elettive

Contemporaneamente, Raffaele Bassoli aveva ereditato l’azienda di famiglia dal padre Carlo. Si trattava di una delle più importanti realtà del settore tipografico, e lavorava con i maggiori progettisti e grafici dell’epoca. Non era solo un imprenditore, ma anche e soprattutto un amante della letteratura, dell’arte e della musica. Passioni che condivideva con Provinciali.

Una volta entrati in contatto per esigenze professionali, Bassoli e Provinciali, diventarono amici inseparabili. “Imago” nacque sicuramente dai loro incontri, dalle serate passate insieme a parlare di jazz. Un’occasione irripetibile per creare qualcosa di culturalmente importante ma che al contempo fosse anche l’occasione per far crescere l’azienda.


Imago Libro
Materiali vari tratti dal numero 9 di “Imago”

Sperimentazione e creatività

Il primo numero di “Imago”, così come i successivi, si presentò quindi come una busta, una cartellina colorata con stampato il numero dell’uscita e al cui interno si trovavano materiali di formato e contenuto differenti l’uno dall’altro. Illustrazioni, libricini, pieghevoli, tutto ciò che può essere stampato da una tipografia. In questo senso la rivista era un esempio di ciò che la Bassoli Fotoincisioni poteva realizzare, quindi l’idea dell’house organ era rispettata in pieno. Come contenuto, invece, divenne presto campo di battaglia creativa per i più famosi grafici e artisti dell’epoca.

Nel primo numero, ad esempio, Pino Tovaglia realizzò una tavola illustrata pieghevole che – una volta aperta – mostra 121 carabinieri disegnati con cui rivisita la figura del carabiniere stesso, da quello di Pinocchio a quelli della Domenica Illustrata.


Imago House organ
“Le Saponette” di MIchele Provinciali e i “121 Carabinieri” di Pino Tovaglia

Imago
“I migliori anni della nostra vita” di Giancarlo Iliprandi

La Milano degli anni Sessanta

E così nei numeri successivi sono presenti contributi di Egidio Bonfante, AG Fronzoni, Max Huber, Giancarlo Iliprandi, Bruno Munari, Armando Testa. Da questi nomi si evince chiaramente la vocazione geografica e temporale della rivista: si tratta della Milano degli anni Sessanta, capoluogo in grande espansione in cui economia, cultura e arte si cercano e si compenetrano attraverso la sperimentazione.

Non c’è alcun tema che guida “Imago”: ogni numero era un insieme di materiali, accorpati per caso, così come la vita stessa è un insieme di relazioni inaspettate, di occasioni e incontri “che capitano”.


Imago Rivista
Pieghevole a 18 ante progettato da Michele Provinciali

Questa stessa natura della rivista, che oggi definiremmo “random”, è alla base della difficoltà nel ritrovare numeri interi di “Imago”. In ogni cartella che ha resistito al tempo, manca un bigliettino, un pieghevole, un materiale, quasi a testimoniare il tempo stesso che passa e che, inevitabilmente, si lascia dietro qualcosa.

Giorgio Camuffo è riuscito nell’impresa di ricostruire per intero i quattordici numeri di “Imago”. Ne ha realizzato un libro, pubblicato da Corraini Editore, e ha progettato una mostra allestita presso la Galleria Corraini di Mantova in occasione di Festivaletteratura 2021. Un lavoro straordinario che ci regala alcuni pezzi di storia della grafica che pensavamo perduti.


Imago House organ
Un leporello con illustrazioni di Aoi Huber Kono

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