Women in Comics

Articolo pubblicato il: 10 Giugno, 2021


A Roma la mostra che celebra le donne che hanno fatto la storia del fumetto
Women in Comics mostra
Il manifesto della mostra “Women in Comics”

“Women in Comics” è una mostra non imponente ma decisamente importante.

Si tratta infatti di un evento politico in cui si racconta – attraverso le opere di venticinque artiste che “hanno fatto la storia del fumetto statunitense” – il percorso di emancipazione e autodeterminazione femminile in un mondo ritenuto per troppo tempo appannaggio esclusivo degli uomini.

Da New York a Roma

In programma fino a metà luglio a Palazzo Merulana a Roma, la mostra arriva direttamente dalla Society of Illustrators di New York ed è curata da Kim Munson e da Trina Robbins, famosissima disegnatrice e attivista considerata tra le fumettiste più importanti di sempre. 

“Women in Comics”, mostra promossa dall’Ambasciata degli Stati Uniti in Italia e co-prodotta dal festival ARF! e Comicon, ha come obiettivo quello di rappresentare tutte le diversità e l’ampia gamma delle donne che operano nei fumetti.

Chi sono le donne dei fumetti

La comunità femminile è presente in tutti i ruoli: dalle sceneggiatrici alle disegnatrici, dalle produttrici alle venditrici di comics al dettaglio.

La mostra

Le tavole esposte nella sala dell’ultimo piano dello splendido e nuovo Palazzo Merulana (l’inaugurazione è del 2018) offrono un preciso riassunto della storia dei fumetti al femminile, partendo dai disegni degli anni ’50 fino alle supereroine mainstream Marvel e Dc.


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Robbins ambientò le avventure di Rosie The Riveter durante la Seconda Guerra mondiale

Segnalo subito le opere di Trina Robbins perché – come detto – è un personaggio fondamentale di questa storia dei fumetti al femminile. Nata a Brooklyn nel 1938, approda a San Francisco nel 1970, in piena rivoluzione psichedelica, dopo anni passati nell’East Village di New York dove – oltre a disegnare – aveva gestito Broccoli, un leggendario negozio di abiti usati (questa è una storia nella storia che meriterebbe un approfondimento a parte).

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“It Ain’t Me Baby”, rivista di liberazione femminile e, a destra, Wonder Woman disegnata da Trina Robbins
La West Coast e la cultura underground

La West Coast in quegli anni fu territorio di grandi sperimentazioni e libertà. Nel mondo delle strips erano nate da poco le riviste underground, grazie ad  artisti come Robert Crumb.

Ma questo mondo deluse Trina Robbins che da subito ne sottolineò l’inclinazione fortemente maschilista, che vedeva le donne in ruoli minori, compagne o standiste alle convention, ma mai riconosciute come artiste.

Con Robert Crumb entrò in polemica aperta per gli stupri e le violenze contenute nelle storie. Per Robbins quella non era libertà artistica, ma piuttosto una pericolosa giustificazione verso comportamenti misogini.

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California Girls e, a destra, un ritratto fotografico di Trina Robbins
Il femminismo a fumetti

Divenne sempre più attiva all’interno del movimento femminista ed entrò a far parte della redazione del giornale “It Ain’t Me Babe” disegnando copertine, illustrazioni e storie a fumetti.

Da lì in poi sarà un continuo crescendo nella carriera di Trina Robbins. Negli anni ’80 approdò alla Marvel e poi alla DC dove reinventò il personaggio di Wonder Woman.

Non ha mai tralasciato il suo impegno politico e ha scritto vari libri e saggi sul tema delle donne nel fumetto.


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Wonder Woman nella versione disegnata da Ramona Fradon

Altra fumettista importante è Ramona Fradon che negli anni ’50 disegna Aquaman per la DC Comics. Ha poi illustrato Superman, Batman, Wonder Woman e nel 1980 ha rilevato il personaggio di Brenda Starr dopo che il creatore della striscia, Dale Messick, ha deciso di ritirarsi.


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Wonder Woman e Betty Page nelle interpretazioni di Colleen Doran

Colleen Doran è tra le artiste che vantano il maggior numero di copie di libri venduti a detta del New York Times, grazie ai fumetti realizzati insieme a Neil Gaiman. Tra questi i famosissimi Sandman, Troll Bridge, American Gods e la biografia illustrata di Stan Lee.

Ha disegnato anche personaggi del calibro di Spider-Man, Capitan America, Wonder Woman e ha collaborato con Alan Moore.


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Trinidad Escobar affronta temi forti come la violenza sessuale

Diversa per origini e tipologia di arte, Trinidad Escobar viene dalle Filippine e vive e lavora in California.

Poetessa, docente d’arte e fumettista, i suoi lavori sono pubblicati su magazine di letteratura e trattano di tematiche di genere e razziali. La sua opera è a metà strada tra fumetto e graphic journalism.


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Due tavole di Raina Telgemeier, vincitrice ad oggi di cinque Eisner Award

Solo a Roma – non erano presenti nella mostra di New York – possiamo ammirare alcune tavole originali di Raina Telgemeier, fortemente volute da Stefano “S3Keno Piccoli, curatore dell’edizione italiana di “Women in Comics”.

Raina Telgemeier è autrice di fumetti che si rivolgono ai ragazzi ed è considerata “la Regina dei graphic novel” per la fascia 9/13 anni. Ha vinto in più occasioni il prestigioso Eisner Award.


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Due tavole di Emil Ferris tratte da “La mia cosa preferita sono i mostri”

L’ultima artista della mia selezione è anche la mia preferita: Emil Ferris. Il suo esordio è del 2017 con un graphic novel sorprendente, “La mia cosa preferita sono i mostri” (tradotto e pubblicato in Italia da Bao Publishing).

Un racconto in forma di diario, illustrato con molteplici tecniche – pastelli, penna biro, matite colorate – che narra l’adolescenza di Karen, una ragazza diversa tra i diversi, nei sobborghi di Chicago degli anni ’60. La componente biografica è chiara.

Questa opera prima è valsa a Emil Ferris i più importanti riconoscimenti e premi letterari sia americani sia europei, procurandole anche la stima incondizionata di maestri del fumetto statunitense come Art Spiegelman e Chris Ware.

Il docufilm

Infine, parte fondamentale della mostra è il docufilm “She Makes Comics” di Marisa Stotter, che viene proiettato in loop nella sala espositiva. Questo film del 2014, premiato al Comic-Con di San Francisco l’anno successivo, ripercorre tutta la storia delle donne nei fumetti USA dagli anni ’30 e ’40 del secolo scorso a oggi.

Attraverso tantissime interviste si ricompone il quadro di un movimento tanto sconosciuto (perlomeno da noi in Italia) quanto importante.

La teoria alla base dell’opera è che maggiore è il numero delle donne che entrano nell’industria dei comics, maggiore sarà il numero dei lettori/lettrici e quindi ci sarà sempre più diversità nei fumetti stessi.

Una curiosità: guardando questo splendido documentario ho scoperto che le donne iniziarono a lavorare in modo massiccio nei fumetti – che avevano un grande successo nella società americana – negli anni ’40. Sapete perché? La risposta è semplice: gli uomini erano tutti all’estero, a fare la guerra!


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