Wieslaw Rosocha e l’arte dei poster
Articolo pubblicato il: 31 Marzo, 2022
Due anni fa moriva l’artista polacco erede della gloriosa scuola grafica dell’Est

Due anni fa – nel marzo 2020 – moriva Wieslaw Rosocha, artista polacco che con il suo inconfondibile stile e i suoi meravigliosi poster ha raccolto l’eredità di quella che nel secolo scorso venne definita “grafica dell’Est”, traghettandola fino ai giorni nostri.
La scuola artistica polacca, cecoslovacca e ungherese è stata fondamentale in particolare per il disegno dei manifesti: nel buio del regime gli illustratori riuscivano a far risplendere la loro arte nelle locandine cinematografiche. Opere creative, spesso surreali, che hanno fatto il giro del mondo e che sono ancora oggi punto di riferimento per chi ama la grafica.
Fantasia e sperimentazione
Dagli anni ‘50 ai ‘70 del secolo scorso, in Cecoslovacchia, Polonia e Ungheria il costo per importare i poster cinematografici dall’estero era proibitivo. Proprio per questo i migliori pittori e illustratori erano ingaggiati per creare i propri manifesti utilizzando unicamente la loro immaginazione e cultura, ovviamente molto distanti da quelle dei paesi d’origine dei film.

Artisti come Zdeněk Ziegler, Karel Teissig, e Jiří Balcar potevano quindi sperimentare, senza essere monitorati ed osservati con sospetto dalle autorità. Inoltre, il fatto che gli artisti lavorassero spesso senza vedere i film per i quali disegnavano le locandine, basando il loro lavoro solo sulla rassegna stampa ed il titolo, spiega le interpretazioni molto uniche e personali dei film sui manifesti, alle volte persino fuorvianti.

Arte e impegno
Nacque così una vera e propria scuola dell’Est e Wieslaw Rosocha ne è stato forse l’ultimo grande interprete.
Nato a Varsavia nel 1946, studiò presso l’Accademia di Belle Arti della città specializzandosi in poster design. Negli anni ‘70, durante il periodo della legge marziale, collaborò con pubblicazioni clandestine e partecipò attivamente alla vita artistica indipendente mentre boicottava le attività ufficiali sostenute dallo stato.
Negli anni ‘80 partecipò a molte mostre e iniziò a realizzare manifesti per teatri e musei e copertine di libri internazionali. Il rapporto con il mondo dello spettacolo durò per tutta la sua carriera e Rosocha lavorò con i maggiori teatri polacchi.

Fu sempre legato alla realtà socio-politica e culturale del suo Paese inserendo nelle immagini significati politici che rispecchiavano questo impegno.
Lavorava a mano, senza utilizzare il digitale, creando dipinti o collage in bilico tra arte e illustrazione, dall’interpretazione multiforme. Il linguaggio grafico era unico e combinava la percezione metaforica, surreale ed emotiva del mondo con una tradizione di ragionamento equilibrato, tipica dei paesi dell’Est.
Arte pittorica e tecnica grafica
Abbinava perfettamente una composizione impeccabile di design a un’arte pittorica e grafica eccezionale: ecco quindi che la sintesi del profilo di un volto umano, delineato da un unico segno grafico, veniva incorniciata in un contesto di pittura classica. Il suo universo cromatico era basato su una sofisticata gamma di neri, grigi e bianchi, che l’artista utilizzava – ad esempio – per fondere corpi umani con le sagome di inquietanti animali.
Ha vinto premi prestigiosi internazionali con i manifesti che hanno fatto scuola ma anche con copertine di libri e con illustrazioni editoriali.


Un nuovo modo di fare grafica
Per quanto mi riguarda, se penso a Rosocha torno con il pensiero ai miei primi anni di professione – quando tutto era nuovo, sconosciuto e avevo una gran voglia di scoprire il mondo della grafica e dell’illustrazione. In fondo come ora, ma in quegli anni – siamo intorno al 1994 – non c’era il web e le poche librerie specializzate in arti applicate erano pochissime e vendevano volumi d’importazione straniera a prezzi proibitivi.

Ricordo perfettamente che un sabato pomeriggio mi recai al “Al ferro di cavallo”, storica libreria di via Ripetta che ora non c’è più, per dare un’occhiata alle novità e tra gli scaffali trovai una monografia di Rosocha. Fino ad allora avevo studiato e avevo presente solo i manifesti americani, dinamici e colorati, adrenalina su carta. Improvvisamente scoprii un nuovo mondo grafico: lavori importanti, cromaticamente avvolgenti, a volte inquietanti ma da cui era difficile distogliere lo sguardo e soprattutto il pensiero. E un nuovo modo di interpretare la grafica – con arte e impegno sociale e politico – che ha contribuito in maniera determinante alla mia formazione professionale.
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