Steinberg il milanese

Articolo pubblicato il: 2 Novembre, 2022


“Up Close” è il volume di Corraini dedicato al grande illustratore americano in occasione della mostra alla Biblioteca Nazionale Braidense

Steinberg Up Close
La copertina di “Up Close”, pubblicato da Corraini

“Up Close”, libro edito da Corraini e dedicato a Saul Steinberg, presenta disegni, pensieri e conversazioni inedite con l’amico Aldo Buzzi. E racconta in questo modo anche gli anni vissuti a Milano e lo spessore umano e artistico dell’artista statunitense.

Ne pubblichiamo alcuni estratti, selezionati da Nino Brisindi, art director del gruppo editoriale Gedi.



Come disegno

«Sono uno di quei pochi che continuano a disegnare anche dopo che l’infanzia è finita. Di solito, finita l’infanzia, si smette di disegnare in modo infantile e, o si smette del tutto o si comincia a disegnare in modo accademico. Io, invece, ho continuato fino a oggi a disegnare conservando verso il mondo esterno lo stesso atteggiamento del bambino, che osserva le cose come se le vedesse per la prima volta».

Vecchie fotografie
«Le fotografie dei dilettanti di oggi sono completamente diverse dalle vecchie fotografie, dove la dignità era una cosa  importantissima. Oggi, quello che  bisogna far vedere è un’assoluta mancanza di dignità. L’arte classica che una volta influenzava la fotografia è stata sostituita dalla pornografia, e la fotografia è diventata un modo di renderci ridicoli e meschini, come se la nostra vita fosse veramente una cosa miserabile».


Saul Steinberg Up Close
Ritratti veloci, in queste due pagine di “Up Close”

Milano
«Da qualche settimana mi svegliavo un po’ prima delle sei, e appena lavato saltavo in bicicletta e andavo per le strade come uno che va al lavoro. Avevo una bicicletta di Guareschi, me l’aveva prestata per questo. L’aria di Milano era ottima, allora, e la luce bellissima, e vedevo una cosa che non avevo mai visto, lo svegliarsi tranquillo e silenzioso di una città: gente a piedi, gente in bicicletta, tram, operai».

Narcisismo
«C’è un regresso nel narcisismo, nell’accettare quello che si fa come cosa buona e assoluta. Quando si è considerati dei maestri, il pericolo più grande è di accettare di crederlo, perché la tentazione di crederlo è grande».


Steinberg
Due cover di Steinberg per il “New Yorker”

Disegnare per il New Yorker
«I disegni che devo fare per il New Yorker, a differenza di quelli che faccio liberamente, hanno una funzione speciale: devono essere pubblicati e perciò visti da un gran numero di persone, e devono rientrare nella tradizione della rivista […] Non possono essere troppo strani, troppo legati a me solamente, devono avere un messaggio pubblico, devono essere capiti e interpretati da tutti i lettori».

Viaggiare/1
«Ho fatto una bella fotografia del Cremlino con la nebbia. In genere il Cremlino è fotografato male. Io ho capito il Cremlino solo quando l’ho visto. Dalle fotografie non avevo capito cos’era: cioè una bizzarria architettonica, una scenografia, un Disneyland, un palazzo di Mickey Mouse; ma fatto sul serio, al momento giusto, probabilmente da architetti di fuori che lo hanno costruito interpretando a modo loro l’occidente».

Viaggiare/2
«Dopo tanti viaggi ora non viaggio più perché del viaggio la cosa essenziale non è più quello che si vede ma il viaggio stesso, la noia degli aeroporti. Se viaggio, non penso più di viaggiare in aereo, ma di viaggiare in aeroporto; prendo l’aeroporto di New York per andare a Parigi, e a Parigi prendo l’aeroporto di Parigi per tornare a New York, l’aereo non essendo altro che la continuazione dell’aeroporto, con la stessa noia e mancanza di qualche cosa da vedere, la stessa aria artificiale».


Steinberg Up Close
Steinberg disegna su un muro della Triennale di Milano

La terapia del disegno
«Il disegno è la mia salute. Fuori dal mio lavoro non sono abbastanza preparato alla vita, ma appena sono solo col mio lavoro di colpo divento un vincitore, divento atletico, molto abile e molto rapido, come è necessario essere nella vita. Divento il padrone della situazione: non ho nessun conflitto di carattere, non ho dubbi sul mio passato e sul mio avvenire, la timidezza, l’incertezza, tutte le mancanze di carattere che vedo in me quando sono fuori dal lavoro, spariscono».

Colazione in Giappone
«In Giappone come breakfast mi hanno portato la testa di un pesce e una grande porzione di cavolo andato a male, che puzzava di cadavere, una raffinatezza per i giapponesi; e altre cose strane, probabilmente pesce crudo, unghie di maiale, chissà… Ho imparato subito a chiedere tosto e mammarado (toast e marmalade)».


Up Close
Disegni veloci realizzati da Saul Steinberg

Ordine e disordine
«Non avere intorno cose troppo in ordine: non è un bisogno, è una conclusione inevitabile. Non lo faccio apposta, anzi vorrei molto tenere le cose in ordine. Però mentre faccio ordine mi tolgo il desiderio di lavorare, perché fare ordine, per me, è già un modo di esprimersi. Una volta che ho fatto ordine sono talmente soddisfatto che accendo una sigaretta, leggo il giornale e vado a dormire».

Consigli
«Di consigli sulla tecnica della pittura credo di non averne mai ricevuti. Alla Scuola di architettura qualcuno (non ricordo più chi) mi ha dato questo utile consiglio. Quando la gomma cade per terra, non precipitarti mai per raccoglierla. Seguila con l’occhio mentre salta e saltella finché si ferma e solo allora vai a prenderla».


Scopri le altre sezioni del mio sito:

Qui trovi gli ultimi articoli nella sezione “L’Espresso”

Qui trovi le ultime interviste nella sezione “Dialoghi”


Condividi l'articolo su: