Paula Scher sbarca in Europa
Articolo pubblicato il: 1 Dicembre, 2021
Una mostra a Madrid ripercorre la storia professionale della graphic designer di Pentagram
Una retrospettiva su Paula Scher, graphic designer americana, è in corso al Museo Nazionale delle Arti Decorative di Madrid. Manuel Estrada, altro nome molto importante nel mondo della grafica internazionale, ha voluto e organizzato la mostra, in concomitanza con l’evento annuale “Madrid Gráfica”.

Nata nel 1948 a Washington, Paula Scher è stato un personaggio fondamentale per chi ha studiato grafica sul finire dello scorso secolo e nei primi anni duemila. Rivedere i suoi lavori oggi, a molti anni di distanza, fa comprendere come la sua comunicazione visiva sia stata estremamente all’avanguardia e quanto abbia influenzato la grafica planetaria.
Personalmente ho sempre sovrapposto la figura e il lavoro di Paula Scher a New York, la città che l’ha adottata e in cui le sue opere hanno trovato la cornice perfetta. Per lei la Grande Mela ha lo stesso significato che ha per il cinema di Woody Allen, per l’arte di Andy Warhol, la musica dei Velvet Underground o il design di Milton Glaser. Andiamo a vedere perché.

Grande personalità e velocità di esecuzione
Nei primi anni ‘70 Scher arrivò a New York City e cominciò subito a lavorare con la casa discografica CBS e poi con la Atlantic. Questo fu centrale per il suo percorso professionale per vari motivi. Innanzitutto entrò a contatto con il mondo dello spettacolo, cosa – questa – che le sarà utilissima in futuro. Poi – vista la mole di copertine che doveva evadere quotidianamente (erano gli anni d’oro della discografia Usa) – imparò a progettare in modo molto veloce, caratteristica che non l’ha più abbandonata e che teorizzerà in molte occasioni pubbliche. Infine apprese l’arte della presentazione dei propri lavori, dovendo spiegare le sue grafiche dei dischi direttamente agli artisti. E ovviamente fu decisiva nella sua formazione anche la scena newyorchese, che in quel periodo dettava la linea a tutto il mondo per quanto riguardava tendenze, mode e arti applicate.

Tipografia costruttivista
A cavallo degli anni ‘80 il suo stile divenne estremamente riconoscibile: un perfetto equilibrio tra moderna tipografia e costruttivismo russo. Una comunicazione di grande potenza. Di quel periodo è il poster “The Best of Jazz”, sempre per CBS, in cui si notano tutti gli elementi visivi della sua opera.
L’arrivo in Pentagram
Furono anni intensi, in cui i lavori e la personalità di Paula Scher si delinearono fino a portarla a Pentagram Design, la più grande agenzia di graphic design del mondo fondata nel 1972 da Alan Fletcher. Era il 1991 e lei fu la prima donna a diventare associata di Pentagram.
Nel 1994 iniziò la collaborazione con il Public Theater di New York (curato da Pentagram ancora oggi) progettandone la nuova identità visiva. Con i suoi lavori riuscì a far rivivere un’istituzione che stava perdendo smalto e pubblico e la riportò al centro della vita culturale della città, attraverso una comunicazione nuova e moderna.

Nel 1995 creò il manifesto che diventerà una vera e propria icona grafica, quello dello spettacolo Bring in ’da Noise, Bring in ’da Funk. Negli anni a seguire quello stile e quell’uso della tipografia sarà ripreso da molti altri manifesti teatrali e non solo, tanto che Paula Scher decise di cambiare stile nella stagione successiva, per poi cambiare ogni anno, per ogni stagione. Grazie a lei le istituzioni pubbliche hanno compreso l’importanza della comunicazione visiva come mezzo fondamentale per abbattere le distanze con il pubblico.


Tantissimi i lavori e le immagini coordinate che Scher ha curato fino ad oggi: da quella del MoMA – The Museum of Modern Art a clienti come Bloomberg, Microsoft, Coca-Cola, Shake Shack, Citibank.
Lavorare sul territorio
Due lavori ancora che secondo me meritano un’attenzione particolare: il primo è l’identità visiva del New Jersey Performing Arts Center, realizzata nel 2003. In questo caso un vecchio edificio, un ex riformatorio, venne fatto rinascere e trattato come fosse un poster tridimensionale, riempito in tutte la sue facciate esterne di frasi e parole con una tipografia facilmente riconducibile a Paula Scher. Un palazzo attivo, vivace, che diventò così il fulcro culturale di una comunità.

Il secondo lavoro è l’immagine coordinata della High Line di New York, la ferrovia sopraelevata abbandonata che unisce varie zone di Manhattan e che nel 2009 ha ripreso vita diventando una meta irrinunciabile per newyorchesi e turisti. Il logomarchio creato da Scher è splendido e dimostra che il suo rapporto con la città americana non si è mai interrotto.

Negli ultimi anni Paula Scher è tornata a una vecchia passione, quella della cartografia (suo padre era cartografo), e ha iniziato a dipingere immense mappe in cui le coordinate geografiche sono solo una scusa per creare opere che – manco a dirlo – sono già esposte nei musei più importanti del mondo.
Paula Scher in Madrid, la retrospettiva al Museo Nazionale delle Arti Decorative curata da Manuel estrada, è aperta fino al 16 gennaio 2022 ed è un’ottima occasione per ripercorrere la carriera di una grande graphic designer e – forse – per ricominciare a viaggiare.
Scopri le altre sezioni del mio sito:
Qui trovi gli ultimi articoli nella sezione “L’Espresso”
Qui trovi le ultime interviste nella sezione “Dialoghi”
amici