Panorama e L’Espresso: l’Italia su carta

Articolo pubblicato il: 11 Gennaio, 2023


Un saggio ripercorre l’epoca d’oro editoriale del settimanale “Panorama”. E dei suoi competitor
Stefano Brusadelli
La copertina del libro di Stefano Brusadelli dedicato alla storia della rivista “Panorama”

È appena uscito “Il settimanale che cambiò l’Italia – Il giornalismo di Panorama 1962-1994”, un libro che racconta la storia editoriale del giornale milanese.

I magazine sono prodotti editoriali con periodicità non giornaliera (ma settimanale, quindicinale, mensile). Possono essere suddivisi per categorie (riviste femminili, maschili, economiche, sportive, specializzate), ognuna con un determinato pubblico a cui si rivolgono.

In ambito grafico, da sempre i magazine sono territorio di sperimentazione per i graphic designer che con i progetti grafici danno identità al prodotto editoriale e cercano di fidelizzare un pubblico il più vasto possibile.


I giornali per capire la Storia

Da un punto di vista sociale e culturale, i magazine sono una testimonianza fondamentale per capire la storia della società italiana e della grafica italiana. Grazie a questi, e ai personaggi che vi si dedicarono, nacque nel nostro Paese la figura del progettista grafico, fino ad allora mai contemplata (i pochi soggetti che si dedicavano alla grafica erano fondamentalmente artisti o architetti).

Una spinta definitiva per ottenere questo risultato si deve alla figura di Albe Steiner che, insieme alla moglie Lica, attraversò con ruolo da protagonista tutta la grafica del ‘900. Nel 1945, infatti, nasce Il Politecnico, settimanale diretto da Elio Vittorini e progettato graficamente da Albe Steiner.

Dal Politecnico a Casabella

Il Politecnico presenta una gabbia a nove colonne ed è stampato a due colori, nero e rosso, a richiamare il costruttivismo russo, movimento al quale Steiner si ispira.

La grafica quindi si apre all’esterno e guarda alle altre nazioni non solo con Il Politecnico ma anche con Casabella di Pagano e Persico (nata addirittura nel 1928 e tutt’ora pubblicata) e con lo studio Boggeri, altro esempio di eccellenza grafica italiana di quegli anni.

Fu, questo, il primo studio grafico italiano strutturato come una vera e propria agenzia, con creativi interni, collaboratori fissi e saltuari. E con metodologie progettuali moderne, legate ad esempio alla fotografia e al fotoritocco. La grafica editoriale italiana diventa punto di riferimento oltre i confini nazionali.


L'Espresso
Il primo numero de “L’Espresso”, 2 ottobre 1955

I periodici furono importanti non solo dal punto di vista visuale ma – come detto – anche per l’apporto culturale, informativo e politico che diedero alla società. 

Tre riviste su tutte spiccano nell’Italia degli anni ‘60: “Epoca” (fondata nel 1950), “L’Espresso” (1955) e “Panorama” (1962).

La prima non ha visto il nuovo millennio, cessando le pubblicazioni nel 1997 e non riuscendo a ripetere l’epoca d’oro del direttore Nando Sanpietro che ne fu alla guida dal 1960 al 1970.


“L’Espresso” e “Panorama”: alterne fortune

“L’Espresso” e “Panorama” invece sono ancora oggi in edicola, con alterne fortune ma con un passato glorioso che si intreccia indissolubilmente con la storia italiana.

Dalla loro nascita e fino a oggi sono stati magazine, nel senso proprio del termine: un contenitore a 360 gradi di notizie, approfondimenti e immagini sull’attualità, con la logica appunto del grande magazzino (l’offerta e l’assortimento dovevano essere i più ampi possibile, nessuno “scaffale” doveva rimanere vuoto). Questo tipo di pubblicazione originariamente si ispirava ai due modelli americani dello scorso secolo, “Time” e “Newsweek” (intuizione di Lamberto Sechi, “Panorama”, 1967) ma gradualmente acquistava caratteristiche proprie, soprattutto per la maggiore varietà e l’ampiezza dei contenuti proposti. In particolare questa crescita di contenuti si manifestò proporzionalmente all’aumento di inserzioni pubblicitarie, negli anni ’80 e fino a tutti gli anni ’90.


Panorama 1962
La prima copertina di “Panorama”, ottobre 1962
Un libro per raccontare “Panorama”

Oggi un libro di Stefano Brusadelli, pubblicato da Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, approfondisce l’avventura editoriale di “Panorama” e – per fare questo – traccia anche un profilo del competitor “L’Espresso”, andando a definire in modo analitico le diverse platee dei due giornali. 

“Il settimanale che cambiò l’Italia – Il giornalismo di “Panorama” 1962-1994” è il titolo del volume e l’autore è stato giornalista della testata in questione dal 1989 al 2010, occupandosi prevalentemente di politica italiana.


Le firme più importanti

Moltissimi i contributi di esperti del settore editoriale e di chi direttamente partecipò a quel florido periodo dell’editoria italiana. La parte più corposa e interessante dell’opera consiste in un’antologia dei più begli articoli apparsi sulle pagine di “Panorama” in quegli anni. Le firme sono tutte di grande prestigio. Ugo Zatterin scrive dell’emigrazione italiana dal Sud al Nord, siamo nel primo numero del settimanale, nel 1962. Poi Dario Fo, Myriam De Cesco, Carlo Casalegno, Gianluigi Melega, Carlo Rossella, Valeria Gandus, Gianna Milano, Enzo Biagi. Sono solo alcuni dei nomi presenti in questa selezione e danno immediatamente l’idea della grande qualità giornalistica presente in quelle pagine.


Panorama
Due copertine di “Panorama” del 1966

“L’Espresso”, un modo diverso di vedere l’Italia

Lorenzo Pellicioli, ex direttore generale della pubblicità e vice direttore generale dei periodici Arnoldo Mondadori, poi ancora amministratore delegato della Manzoni, concessionaria di pubblicità del Gruppo Repubblica-Espresso, scrive nelle pagine di questo libro: «”Panorama” e “L’Espresso” erano profondamente diversi. Sembrava che parlassero allo stesso pubblico e qualche volta lo facevano, ma non lo facevano alla stessa maniera. Nascesse qualcosa di simile oggi nel mondo della rete, certamente gli inserzionisti farebbero due campagne pubblicitarie diverse, tanto diversi erano i linguaggi, i modi di raccontare e, ancora più importante, il modo di leggerli».


L'Espresso cover
Due copertine de “L’Espresso” del 1974 e del 1977

“I fatti separati dalle opinioni”

E poi ancora, illuminante, prosegue Pellicioli: «”I fatti separati dalle opinioni” è una delle tag-line più efficaci che siano comparse nel panorama editoriale italiano negli ultimi sessant’anni. Una promessa sintetica, chiara, azionabile. Potremmo dire che rimetteva al centro del progetto l’individuo lettore. “L’Espresso” e più tardi “la Repubblica” avevano nel lettore qualcuno da reclutare e federare, garantendosi anche una certa fedeltà. Per “Panorama” il lettore era qualcuno da servire, da informare, da aiutare a vivere nella modernità. Erano due periodici di “sinistra” ma uno pretendeva l’adesione, l’altro lasciava liberi di decidere ogni giorno».

Queste in poche ma chirurgiche parole le due grandi differenze tra i due giornali competitor e – soprattutto – tra i loro lettori.

In questo bel libro di Stefano Brusadelli, quindi, uno spaccato dell’editoria italiana. Ed è particolarmente importante leggerlo in questo momento storico in cui “Panorama” è diretto da Maurizio Belpietro e non ha quasi nulla più in comune con le proprie origini, mentre “L’Espresso” sta per uscire rinnovato, con un nuovo progetto grafico e una nuova proprietà.

Ma di questo scriverò a brevissimo, e in prima persona…


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