McKnight Kauffer, il Re dei poster
Articolo pubblicato il: 15 Dicembre, 2021
Una mostra a New York celebra il designer che nel secolo scorso rivoluzionò l’arte del manifesto
Dopo aver scritto di manifesti giapponesi (qui), mi sembra doveroso rivolgere lo sguardo all’Occidente.
E non si può non pensare agli italiani Dudovich e Depero, al cubano Beltrán e a Cassandre, francese di origini ucraine. Tutti autori di manifesti famosi che hanno fatto scuola nel mondo della comunicazione visiva.
Vorrei però concentrarmi su un grande artista forse meno famoso ma che ha contribuito in maniera fondamentale all’arte del manifesto: Edward McKnight Kauffer.
Il Re dei poster
Il Cooper Hewitt Smithsonian Design Museum di New York, gli dedica una grande retrospettiva che durerà fino ad aprile 2022 ed è senz’altro un’occasione per conoscere l’arte del “Re dei poster”, come veniva definito dai suoi contemporanei.
McKnight Kauffer (1890-1954) è nato negli Stati Uniti ma ha viaggiato e vissuto moltissimo in Europa riuscendo così a pervadere la sua arte delle culture del vecchio e del nuovo continente.
Formazione europea
Il giovane Edward Leland Kauffer, infatti, dopo aver studiato arte a San Francisco e Chicago, grazie al suo professore Joseph McKnight che lo sostenne economicamente, nel 1913 si trasferì a Parigi per proseguire gli studi. In segno di gratitudine aggiunse al suo nome quello del suo mentore.
Dal 1923 al 1940 visse poi a Londra, dove rimase per quasi tutta la sua carriera e sviluppò il suo stile che mischiava cubismo, modernismo, arte astratta e impressionismo. Per la metropolitana di Londra – che fu un suo storico cliente – realizzò più di cento poster. La sua opera prendeva spunto da molte influenze artistiche e le piegava alle esigenze della comunicazione commerciale.
Ritorno in patria
Nel 1940 tornò negli Stati Uniti e si stabilì a New York dove continuò a lavorare fino alla sua morte, creando molti altri capolavori grafici come i poster per American Airlines.
Edward McKnight Kauffer attraverso i suoi lavori portò un’estetica d’avanguardia in settori culturali, come teatro e letteratura, ma anche nell’industria e nei trasporti. La sua può essere definita arte commerciale perché presentava un design mai banale e molto ricercato.
L’arte come impegno sociale
La sua concezione della grafica fu per molti versi simile a quella del grande Albe Steiner, primo progettista italiano a predicare la comunicazione visiva al servizio della società. E infatti anche McKnight Kauffer credeva che l’arte moderna dovesse andare oltre le mura di musei e gallerie per infiltrarsi e addirittura influenzare la vita quotidiana. Proprio come Steiner, anch’egli sosteneva che i designer dovessero essere responsabili nei confronti del loro pubblico e dei loro clienti. Nel 1938 scrisse che “il grafico pubblicitario ha un nuovo tipo di missione. Le sue responsabilità sono considerevoli ed è suo compito ricercare costantemente valori sociali, stabilirne di nuovi, stimolare la pubblicità e contribuire a renderla degna della civiltà che ne ha bisogno”.
Non solo pubblicità
Edward McKnight Kauffer parallelamente al suo lavoro nel campo della pubblicità, ebbe anche molte collaborazioni nel mondo della letteratura (copertine di libri per H.G. Wells, Aldous Huxley e Ralph Ellison), manifesti per film (“The Lodger” di Alfred Hitchcock, “Metropolis” di Fritz Lang), illustrazioni, costumi per balletti.
La mostra al Cooper Hewitt Smithsonian Design Museum di New York è a cura di Caitlin Condell, responsabile del dipartimento di grafica, illustrazione e stampa dello stesso istituto, e di Emily M. Orr, curatrice artistica dello stesso museo. Per l’occasione è stato pubblicato “E. McKnight Kauffer: The Artist in Advertising”, uno splendido catalogo edito da Rizzoli Electa, che presenta l’opera quasi completa di questo importante artista del manifesto pubblicitario.
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