La rivista più bella del mondo
Articolo pubblicato il: 26 Gennaio, 2022
Rinasce “FMR” il magazine creato negli anni ’80 da Franco Maria Ricci, editore visionario amante dell’arte e del design
La notizia è che “FMR”, “la rivista più bella del mondo” – come la definì Jacqueline Kennedy – torna alle pubblicazioni.
Nata la prima volta nel 1982 grazie a Franco Maria Ricci, illuminato amante e collezionista d’arte, grafico ed editore, ha rappresentato qualcosa di unico nel panorama editoriale mondiale.
L’aristocratico amante della tipografia
Ricci, parmense classe 1937, di origine aristocratica, si laureò in geologia e iniziò a lavorare per Gulf Oil in Turchia. Rientrato nella città natale nel 1963, assecondò le sue passioni e intraprese la carriera di editore ed artista grafico.
Progettò marchi, manifesti, pubblicazioni e si dedicò allo studio dell’opera e dello stile di Giambattista Bodoni. Il grande incisore e stampatore, creatore dei caratteri tipografici che portano il suo nome, a cavallo del 1700 e 1800 infatti raggiunse l’apice della sua carriera proprio a Parma dove fu direttore della Tipografia Reale.
L’intuizione di Franco Maria Ricci fu di ristampare il Manuale Tipografico di Bodoni, fino ad allora introvabile, in edizione pregiata su carta Fabriano e rilegato in pelle nera. Era il 1965 e l’inatteso successo dei 900 esemplari stampati lo portò a investire ulteriori energie nella creazione di volumi estremamente raffinati.
Editoria di lusso
Fu la nascita di un nuovo tipo di editoria di lusso e di altissima qualità, dalla grafica estremamente elegante e riconoscibile che fece del nero e del carattere tipografico Bodoni i suoi segni distintivi. Il tema centrale della rivista era la bellezza, presentata attraverso le forme d’arte più diverse. Dalla pittura alla scultura, dalle miniature orientali alle ceramiche mesoamericane.
Compagna di questa avventura editoriale fu in primis Laura Casalis, la moglie conosciuta a Parigi negli anni ’70. Poi il grande grafico di Scuola svizzera Giulio Confalonieri, il critico d’arte Vittorio Sgarbi (che – quando faceva “solo” il critico d’arte – non ce n’era per nessuno), il fotografo Massimo Listri e lo scrittore Giovanni Mariotti.
Furono loro che nel 1982 diedero vita a “FMR”, creando un gioiello che ha illuminato generazioni di progettisti, designer e amanti della cultura facendogli conoscere personaggi e movimenti artistici fino ad allora appannaggio di pochi addetti al settore.
La casa editrice, parallelamente, pubblicava libri monografici stampati con un’attenzione incredibile, basti sapere che ogni volume era munito di talloncino di certificazione di qualità.
Ricordi di studente
In quegli anni muovevo i primi passi nel mondo della grafica, prima da studente e subito dopo da volenteroso apprendista in un’agenzia di pubblicità, oggi si direbbe stagista.
Ricordo che riuscii ad avere alcuni numeri di “FMR” in modo rocambolesco e con una spesa non indifferente per un giovane grafico. Internet e Amazon non esistevano ancora. Procurarsi la “rivista più bella del mondo” era un’impresa che coinvolgeva genitori, compagni di studi e professori. Rappresentava l’anima europea della mia passione artistica: se da una parte i rappresentanti dell’onda californiana – David Carson e Neville Brody – mi avevano conquistato con i nuovissimi caratteri tipografici che stavano cambiando le tendenze visive mondiali, dall’altra il rigore elegante di Franco Maria Ricci mi ricordava indelebilmente le mie radici classiche.
Una grafica inconfondibile
Erano anche gli anni dei miei primi viaggi aerei e ricordo perfettamente, come fosse adesso, il bellissimo biglietto aereo Alitalia disegnato proprio da Franco Maria Ricci che dal 1990 al 1995 curò l’immagine della compagnia di bandiera italiana (essì, erano proprio altri tempi). Sui vari titoli di viaggio la grafica contemplava opere d’arte italiane – ovviamente su fondo nero e con tipografia bodoniana – immaginandoli come veri e propri veicoli per divulgare la cultura nostrana in tutto il mondo.
Anni dopo, già in un percorso professionale avviato e quindi con maggiore disponibilità economica, acquistai il bellissimo libro monografico sulla grafica di Giulio Confalonieri e il volume dedicato a Domenico Gnoli, curato da Vittorio Sgarbi. Questa monografia fece conoscere in tempi non sospetti e decisamente in anticipo l’opera di un grande maestro, recentemente riscoperto grazie alla mostra in Fondazione Prada a Milano.
Nei primi anni del Duemila, dopo vent’anni di pubblicazioni in quattro edizioni e lingue diverse, e dopo aver raggiunto la cifra strabiliante di 100.000 abbonati, Franco Maria Ricci cedette il marchio della rivista per dedicarsi ad un’altra utopia: la costruzione del Labirinto della Masone, un parco culturale a Fontanellato, vicino la sua amata Parma.
La rinascita di “FMR”
L’avventura ripartirà nel 2022, ma un numero Zero (che sicuramente diventerà oggetto di collezionismo) è già stato pubblicato lo scorso dicembre e inviato in omaggio a chi si è già abbonato. La direttrice artistica è la stessa Casalis mentre il direttore è Edoardo Pepino. E poi un comitato scientifico di autori, scrittori e saggisti tra cui spiccano gli amici della prima ora: Mariotti, Sgarbi, Listri, Stefano Salis.
L’intento del magazine è quello di sempre, diffondere la cultura e la bellezza attraverso la qualità dei testi e delle immagini e muovendosi tra arte, architettura e design.
Nel numero zero, ad esempio, la copertina e un corposo articolo sono dedicati al pittore canadese Alex Colville, poco conosciuto in Europa ma adorato da grandi cineasti come Kubrick, i fratelli Coen e Wes Anderson. Poi un focus sui “Tagasode”, i variopinti paraventi giapponesi creati da artigiani artisti. Vittorio Sgarbi scrive di Gaudenzio Ferrari, pittore del primo Cinquecento che scoprì il Rinascimento a Roma e lo portò nella natìa Valsesia. E poi, ancora, le fotografie d’architettura di Massimo Listri.
La nave ha ripreso il viaggio, l’equipaggio è più pronto che mai. “FMR” torna a solcare i mari e noi aspettiamo i resoconti dai mondi che toccherà. Perché oggi più che mai abbiamo bisogno di migrare, anche solo con la mente, alla ricerca della bellezza.
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