La musica del Bauhaus

Articolo pubblicato il: 26 Settembre, 2023


La Scuola che rivoluzionò architettura e design ha sempre avuto uno stretto rapporto con la musica

Nino Brisindi, art director del Gruppo Gedi, ci racconta lo stretto sodalizio tra musica, design e scuola Bauhaus. Proprio per questo ha intervistato Kai Hinrich Müller, curatore del weekend che il Bauhaus-Archiv di Berlino dedica al tema. L’articolo di Nino Brisindi è stato pubblicato su “Design”, allegato del quotidiano La Repubblica. Lo riproponiamo di seguito.


Bauhaus
Il manifesto che Joost Schmidt disegnò per la mostra del 1923

Si dice che nella lista delle sette arti la prima sia l’architettura e la seconda la musica. Forse chi l’ha stilata sapeva che tra le due corre buon sangue. Ne è una prova il Bauhaus: nato in Germania all’inizio del secolo scorso come scuola e diventato il movimento che avrebbe rivoluzionato architettura e design, ebbe uno stretto legame con la musica, che germinò dentro e fuori gli edifici-simbolo di Weimar e Dessau.

Oggi, a cento anni dalla prima storica mostra del 1923, dal 22 al 24 settembre il Bauhaus-Archiv di Berlino dà il via al Weekend musicale del Bauhaus, tre giorni di concerti, ascolti guidati e talk, per svelare il legame tra la celebre scuola e la seconda delle arti.


A raccontare origini e intenzioni dell’iniziativa è il musicologo Kai Hinrich Müller, tra i curatori del weekend.

Come è nata l’idea del weekend musicale?

«È il frutto di un progetto di ricerca iniziato nel 2021. La musica è indissolubilmente legata al Bauhaus, anche se nella scuola non c’erano corsi sulla materia. Prendiamo la storica mostra del 1923, che quest’anno festeggia il suo centenario. In quell’occasione molti famosi avanguardisti erano ospiti a Weimar, e nelle aule della scuola si suonava. Il weekend è un’occasione per far conoscere al pubblico la grande importanza che la musica ebbe per il movimento».

Che musica si ascoltava nei locali di Weimar alla mostra del 1923?

«La prima mostra del Bauhaus era necessaria per ottenere i finanziamenti del governo. Per questo Walter Gropius, tra i fondatori della scuola, e i suoi colleghi organizzarono un evento molto ampio: certo è lì che venne presentata la Haus am Horn, la casa prototipo di Georg Muche, ma era compreso anche un vasto programma collaterale, che includeva contributi letterari e musicali: protagonisti furono i capolavori di Ernst Krenek, Paul Hindemith, Igor Strawinsky e Ferruccio Busoni. Fu sempre in quell’occasione che il pubblico poté assistere al Balletto triadico di Oskar Schlemmer. Il direttore d’orchestra doveva essere Otto Klemperer, musicista molto vicino al Bauhaus, ma per vari motivi non gli fu possibile assistere. Così il violinista e direttore d’orchestra Hermann Scherchen si occupò di stilare un programma definitivo incentrato sulle avanguardie musicali. Il “Prager Tagblatt”, quotidiano cecoslovacco in lingua tedesca dell’epoca, pubblicò la recensione di Gisella Selden-Goth, allieva e pupilla di Bartók e Busoni. Diceva: “Stravinskij e Busoni affascinano, Krenek e Hindemith infastidiscono”».


Bauhaus e Musica
La Bauhaus jazz band in una foto del 1930

C’era particolare affinità tra le idee innovative del movimento e la musica neoclassica che si stava affermando in quel periodo?

«Non mi concentrerei solo su Bauhaus e musica, ma allargherei il panorama alle arti in generale, compresa ad esempio la letteratura. Con il crollo del vecchio ordine globale dopo la prima guerra mondiale, un clima di generale sconvolgimento portò a una contrapposizione tra idee radicalmente nuove e i tentativi di conservare quelle vecchie e superate. Emerse in questo periodo il concetto di “nuova musica” che era nuova nel nome e nella sostanza. Alle idee del Bauhaus erano associati i protagonisti della “Nuova oggettività” come Paul Hindemith o Igor Strawinsky. Ma c’era spazio anche per Bach: in fondo il movimento aveva una forte connessione con la storia e la tradizione. Il suo stesso nome deriva da “bauhütte”, parola medievale che indica la loggia dei muratori».

La storia racconta anche di una band interna alla scuola.

«Si trattava di studenti che si ritrovavano per improvvisare danze e canzoni popolari. Successivamente si orientarono verso il jazz. La Bauhaus jazz band, è così che si chiamava, si esibiva regolarmente agli eventi della scuola, poi estese la sua attività anche al di fuori dei suoi locali. Il fotografo e pittore T. Lux Feininger, che era un componente del gruppo, amava dire: “L’idea Bauhaus non è stata uccisa dal Terzo Reich, e la band appartiene a questa idea tanto quanto i mobili in tubo d’acciaio”. Purtroppo non esistono registrazioni, ma è possibile ricostruirne il repertorio. Ne parleremo naturalmente al weekend».


Musica e Bauhaus
Un costume per il Balletto di Oskar Schlemmer, ispirazione per Ziggy Stardust, personaggio creato da David Bowie nel 1972 (a destra)

Come andò avanti poi il rapporto tra Bauhaus e musica?

«Anche se non c’era una visione specifica, la musica era presente in molti luoghi della scuola e aveva spazio nella vita di tutti i giorni. Per Paul Klee era parte delle lezioni, poi come abbiamo detto era nel programma della mostra del 1923, o ancora c’erano concerti nell’ambito degli eventi. Nelle sue memorie Paul Arma, pianista allievo di Bartók, menziona che Mies van der Rohe voleva istituire una classe di musica nella scuola. Arma aveva già organizzato con successo una serie di conferenze e concerti alla sede di Dessau sul tema della musica contemporanea e le sue possibilità. Il Bauhaus esercitava una grande attrazione per le avanguardie musicali. Le nostre ricerche rivelano che la maggior parte dei protagonisti della musica contemporanea dell’epoca erano in qualche modo collegati al movimento: alcuni offrivano le loro composizioni per i concerti nelle aule, altri frequentavano i maestri della scuola. C’è anche il caso di Herbert Hübner: fondatore di Das neue Werk, uno dei programmi radiofonici più influenti sulla nuova musica in Germania trasmesso da Norddeutscher Rundfunk, era anche uno studente del Bauhaus. È difficile dire quanto il movimento influì sulla musica, o viceversa. Certo affascinava i protagonisti delle avanguardie. Ma ci sono poche testimonianze concrete sul loro legame. Piccola eccezione è l’opera lirica: molti “bauhäusler” amavano l’opera, alcuni collaborarono con lo storico teatro Kroll, altri ancora lavorarono come scenografi nei teatri europei. Difficile non pensare che l’estetica scenica come la conosciamo oggi abbia subito trasversalmente l’influenza del Bauhaus».

Viene in mente il Balletto triadico di Oskar Schlemmer che ha citato prima e che ha inciso poi sulla danza, i costumi e la coreografia moderna.

«Nei programmi dei concerti di oggi si fa spesso riferimento al Bauhaus, quando si sottolinea che alcune opere furono eseguite nei locali della scuola. C’è poi come dicevamo la partecipazione di compositori alla Settimana del Bauhaus del 1923, e ancora l’affinità con maestri della pittura come Wassily Kandinsky, Paul Klee e Lyonel Feininger. Questi sono i grandi nomi, ma ce ne sono altri meno famosi che frequentarono le idee del Bauhaus o che furono in qualche modo legati al movimento. Ancora: la Bauhaus jazz band venne ricostituita, e oggi ci sono gruppi che fanno riferimento alla scuola. Addirittura una band gothic-rock britannica si chiama “Bauhaus”».

È troppo?

«Possiamo dire così: l’entusiasmo generale del movimento si è allargato anche alla musica. Il marchio Bauhaus ha successo. Noi però continueremo a osservare le cose da un punto di vista accademico. Da quando abbiamo iniziato le nostre ricerche, sono nate tante altre domande a cui vogliamo dare risposta».


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