Istvan Banyai, la narrazione per immagini
Articolo pubblicato il: 3 Marzo, 2023
L’artista ungherese, recentemente scomparso, ha creato un mondo illustrato visionario e moderno
Istvan Banyai, illustratore ungherese che ha unito un tratto contemporaneo con una narrazione surreale e ironica, è morto lo scorso dicembre 2022. I suoi capolavori sono stati pubblicati sui maggiori magazine statunitensi: “New Yorker”, “New York Times Magazine” e “Playboy”.
Formazione sovietica
Istvan Banyai è nato a Budapest, Ungheria, il 27 febbraio 1949. Sin da giovane mostrò grandi qualità sia come pianista classico che come artista. Ma, essendo cresciuto sotto un regime comunista che soffocava la libertà di espressione, sapeva che le sue opzioni creative erano limitate. Si iscrisse all’Accademia di Arti applicate di Budapest – ora Università di Arte e Design intitolata a Moholy-Nagy – puntando su una professione più pratica: l’architettura. Ma ben presto capì che – per un sognatore come lui – forse questa materia era sin troppo concreta.
Gobble Gobble
Dopo la laurea nel 1973 trovò infatti lavoro come grafico, realizzando locandine di film, copertine di dischi e pubblicità. Traendo ispirazione dai materiali del mondo capitalista che riusciva a trovare, soprattutto le copertine dei dischi rock. Influenzato dal film d’animazione dei Beatles “Yellow Submarine” creò un fumetto surreale, “Gobble Gobble”, su un uomo famelico che diventa sempre più enorme mentre divora prima i pasti al ristorante, poi automobili, edifici e infine le stelle nei cieli. Il regista francese René Laloux assistette alla proiezione di “Gobble Gobble” e invitò Banyai in Francia per lavorare al suo film d’animazione di fantascienza, “The Masters of Time”, che sarebbe uscito nel 1982. L’artista, ottenuto il permesso dal governo ungherese, si recò in Francia. Dopo qualche tempo sua moglie e suo figlio Simon gli fecero visita e si rifiutarono di tornare in Ungheria.
Il nuovo mondo
Insieme alla famiglia continuò quindi la sua carriera di grafico a Parigi ma, non riuscendo a ottenere la cittadinanza francese, si trasferì a Los Angeles nel 1981 dove subito riscosse un ottimo successo. Per quanto amasse la soleggiata California, sapeva comunque che le vere opportunità erano a New York, capitale dell’editoria e della pubblicità. Così, nel 1993, andò a Manhattan e si stabilì nel West Village.
La sua grande occasione arrivò due anni dopo con l’incarico settimanale per la rivista “New York”. Era un’epoca fantastica per l’editoria e ben presto Istvan Banyai divenne uno dei grandi illustratori di quegli anni.
La fantasia per immagini
La sua attività fu continua e sempre creativa: per anni illustrò “Playboy Advisor”, una rubrica mensile di disegni erotici ospitata sul magazine “Playboy”.
Dal 1998 al 2015 ha realizzato molte copertine del mitico “The New Yorker”. Due su tutte, entrambe amatissime dai lettori del settimanale: quella del dicembre 2001, in cui un Babbo Natale allarmato provava a superare i controlli di sicurezza dell’aeroporto nei giorni di panico successivi agli attacchi terroristici dell’11 settembre. E poi quella del maggio 2002, con due giovani innamorati che si scambiano effusioni su un marciapiede di New York.
“Zoom”, un libro sorprendente
Parallelamente al lavoro editoriale la sua attività abbracciò il campo della pubblicità e – soprattutto – quello della narrativa per immagini. Il suo modo di vedere la realtà e trasformarla in magnifiche illustrazioni gli permise di creare libri indimenticabili. Come “Zoom”, volume per bambini ambizioso e concettuale che Patricia McCormick nella sua recensione sul “New York Times” definì “sbalorditivo”. Un susseguirsi di invenzioni e di illusioni ottiche che catapulta il lettore in un viaggio visivo sorprendente dalla prima all’ultima pagina.
Le parole di Emiliano Ponzi
Voglio concludere chiedendo a Emiliano Ponzi – amico e grande illustratore che ha sempre frequentato la città di New York, fino a trasferircisi in pianta stabile – se ha mai incrociato Istvan Banyay e cosa pensa delle sue immagini.
Ecco cosa mi risponde:
«Per diverse ragioni non l’ho mai incontrato di persona. Se fosse successo gli avrei detto che era un’artista incredibile: un segno sottile ma sempre preciso nel definire la morfologia delle forme, un maestro assoluto nell’uso dei tagli di luce e nelle atmosfere. Credo uno dei più moderni illustratori, forse il più moderno. Una sua immagine di 20 anni fa ha la stessa forza e freschezza di una realizzata lo scorso anno. Questa è modernità, non seguire le mode ma attraversarle con disinvoltura essendo sempre, come è stato Istvan, straordinario».
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