I grafici venuti dal Brasile

Articolo pubblicato il: 12 Gennaio, 2022


“Tupigrafia” è il libro che raccoglie il meglio del type design brasiliano

Nino Brisindi, uno degli Art director del Gruppo Gedi, scrive del volume edito da Lazy Dog. L’articolo è stato pubblicato originariamente sul sito de “La Repubblica”. Lo riproponiamo di seguito, ringraziando l’autore.


Tupugrafia
La copertina del libro “Tupigrafia”

«La nostra è una provocazione. Vogliamo che il lettore guardi il testo e legga le illustrazioni». È questa la chiave di lettura che Claudio Rocha e Tony de Marco suggeriscono a chi apre Tupigrafia, il libro che raccoglie i migliori esempi dell’arte tipografica brasiliana, edito in Italia da Lazy Dog.

Rivista cult

Tupigrafia è in realtà il distillato del lavoro dei due grafici e type designer brasiliani, un’antologia che raccoglie il meglio di quanto è stato pubblicato nell’omonima rivista nata venti anni fa.

«Tony e io siamo entrambi graphic designer e appassionati di tipografia», ci racconta al telefono da San Paolo Claudio Rocha. «Abbiamo tenuto insieme diversi seminari. Un giorno, dopo una presentazione, Marco mi propose di realizzare un periodico, la cui vocazione era già nel nome: Tupigrafia, un gioco di parole tra “tipografia” e “tupì-guaranì”, la grande famiglia etnico-linguistica dell’Amazzonia del sud, che oggi contraddistingue più che altro il popolo brasiliano».


Tupigrafia, la rivista – tredici numeri monografici per un totale di 150 articoli pubblicati, tutti in lingua portoghese – ha tracciato la parabola di un’arte che il paese sudamericano ha conosciuto solo recentemente. Il governo portoghese, infatti, proibì la stampa tipografica fino al 1808, facendo del Brasile l’ultimo paese del Nuovo Mondo a poter stampare un libro.


Tupugrafia Libro
La copertina di un numero di “Tupigrafia”

È forse anche a questo che si deve l’approccio giovane, spensierato e un po’ naïf che gli autori hanno testimoniato attraverso il magazine. «La nostra intenzione è stata quella di raccogliere tutto l’immaginario tipografico e iconografico brasiliano, ma anche di creare uno scambio internazionale. Da una parte far conoscere al mondo il lavoro degli artisti del nostro paese, dall’altra portare in Brasile contaminazioni provenienti da altre culture», prosegue Rocha.

Cultura verdeoro

Tupigrafia, il libro, è un’antologia in lingua inglese di tutto questo lavoro. «Tra i tanti articoli pubblicati ne abbiamo scelti 18, quelli che per noi sono i più rappresentativi della cultura tipografica brasiliana, con due sole eccezioni: i francobolli dei Paesi Bassi, disegnati da grafici e illustratori dagli anni ’30 del secolo scorso in poi, e la splendida collezione di caratteri in legno della Tipoteca Italiana di Cornuda, in provincia di Treviso»


Lazy Dog
Francobolli della collezione olandese

L’impronta unica di tutto il libro è figlia della visione artistica e spregiudicata che Rocha e de Marco hanno dei caratteri tipografici: sono tanti, diversi, impaginati come fossero immagini,  prendono forme inaspettate, creano composizioni, giocano con gli altri elementi in pagina. Ogni capitolo – proprio com’era per gli articoli della rivista – veste un abito grafico a sé. Niente gabbie o colonne obbligate, nessun codice colore predefinito. Un controllato caos tipografico-creativo dove l’occhio si perde senza annoiarsi mai, in cui le sole costanti sono il gusto e il senso della composizione.

Libertà totale

«Il progetto grafico è non avere progetto grafico. Che però non significa libertà di fare tutto, che tanto qualsiasi cosa va bene. Quando siamo partiti con la rivista, chiedevamo agli autori dei pezzi di occuparsi anche dell’impaginato del loro articolo. Ma non sempre il risultato era soddisfacente. A volte andava da tutt’altra parte, deragliando rispetto allo spirito generale del numero. Per cui abbiamo iniziato a occuparci della parte grafica, secondo la regola suddetta: una libertà totale, che produca però un risultato in cui tutto si tiene».


Libro Lazy Dog
J. Carlos: copertine per la rivista “Para Todos” (1920) e per la rivista “Rio Ilustrado” (anni ’40)

Anche i caratteri di volta in volta usati per il testo, i capolettera, i numeri di pagina cambiano in ogni capitolo, in alcuni casi addirittura vengono disegnati ad hoc perché siano coerenti con i contenuti. Per esempio il Samba, un font di ispirazione Art Deco e commercializzato oggi dalla fonderia digitale Linotype. Fu progettato da Tony de Marco per omaggiare i lavori di J. Carlos, uno dei più famosi artisti grafici brasiliani: al suo lavoro a cavallo tra la Prima e la Seconda guerra mondiale è dedicato il primo capitolo dell’antologia.

Grafica e ritmo

Dalla samba alla bossa nova, ovvio che la musica scorra parallelamente alla storia dell’arte brasiliana, di qualsiasi arte si stia parlando. Sfogliando ancora le pagine si arriva agli anni Sessanta, quelli dell’etichetta discografica Elenco, che sta alla bossa nova come la Blue Note sta al jazz, o la Motown al soul. Impossibile non notare la coerenza ideativa delle copertine di Cesar Villela: immagini posterizzate nero su bianco, lettering compatto e caotico, dettagli in rosso quel che basta, citazioni di Saul Bass.


Libro Tupugrafia
Copertine di dischi realizzate Cesar Villela per l’etichetta Elenco

Libro Brasil
Copertine di libri Eugenio Hirsch per l’edizione brasiliana de “Il grande Gatsby” e “Lolita”

Editoria do Brasil

Continuando a leggere si scopre la piccola rivoluzione grafica operata da Eugênio Hirsch, che non a caso illustrò l’edizione brasiliana di Lolita di Nabokov, pubblicato nel 1959 in Brasile dopo lo scandalo e la censura francese. Era di certo un innovatore e non doveva avere un carattere facile. Fiero di non leggere i libri di cui disegnava le copertine – “sono fatte per attaccare, non per attrarre” diceva – si fece licenziare da Hugh Hefner in persona; non era d’accordo con l’idea che il fondatore e direttore di Playboy gli aveva suggerito per una copertina, e lo mandò a quel paese senza girarci intorno.


Lazy Dog
Insegne creative di officine di pneumatici

Libro Brasil
Il lettering delle matite nella collezione di Rocha

Pneumatici, matite e Floppy Disc

Diverse le incursioni del libro su alcune strade meno convenzionali ed esplorate dagli appassionati di graphic design. Per esempio la “tipografia nascosta” nella collezione di tremila matite di Claudio Rocha, oppure le etichette dei floppy disc che contenevano una collezione di font, perché di più non entrava, un brivido di nostalgia geek anni Ottanta, fino alla grafica vernacolare delle insegne fatte a mano delle “borracharias”: sempre disegnate in tondo su un copertone, indicano agli automobilisti che lì c’è un’officina dove cambiare le gomme. “The medium is the message” è il titolo del capitolo. Marshall McLuhan sorriderebbe.


Libro Brasil Lazy Dog
Claudio Rocha e Tony de Marco, fondatori e curatori della rivista “Tupigrafia” nata nel 2000

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