George Lois, il primo “Mad man”
Articolo pubblicato il: 23 Novembre, 2022
Il più famoso direttore artistico di Madison Avenue è morto venerdì 18 novembre nella sua casa di Manhattan
Si è spento a 91 anni George Lois, tra i più importanti Art director del XX secolo. A lui si deve un’idea di creatività moderna e contemporanea: portò la controcultura degli anni ’60 e ’70 nella pubblicità. Creò inoltre splendide copertine per la rivista Esquire, criticando il razzismo americano e il coinvolgimento nella guerra del Vietnam.
Dal carattere irascibile e intransigente, realizzò campagne pubblicitarie spiritose e irriverenti che hanno infranto le convenzioni pubblicitarie che regnavano nel mondo dell’advertising.
Copertine che fanno pensare
La sua fama si deve soprattutto alle cover di Esquire che progettò dal 1962 al 1972, in cui – come detto – non risparmiava critiche alla società americana, razzista e guerrafondaia. Una di queste mostrava il pugile Sonny Liston con un cappello da Babbo Natale, suggerendo che fosse l’ultima persona che l’America bianca voleva vedere scendere dal camino a Natale. In un’altra, il grande artista Andy Warhol è stato raffigurato mentre annegava in una gigantesca lattina di zuppa di pomodoro Campbell, a suggerire come fosse vittima della sua stessa fama.
Modello per Don Draper
Nei suoi sessant’anni di carriera, Lois ha fondato e diretto molte agenzie pubblicitarie, ha scritto libri sulla pubblicità e la direzione artistica, ha ideato campagne pluripremiate che hanno venduto di tutto, dalle saponette alle compagnie aeree, ed è stato acclamato come uno dei pubblicitari più influenti e creativi della sua epoca. Tanto che in molti hanno avanzato l’ipotesi che fosse stato preso a modello per il personaggio di Don Draper, il tenebroso ed elegante protagonista della serie cult “Mad Men”.
Il diretto interessato ha sempre negato, affermando che la serie tv, con la sua rappresentazione del fumo compulsivo, alcool e donne, travisava grossolanamente l’ambiente pubblicitario di quel periodo storico.
George Lois fu il grande modernizzatore delle agenzie di Madison Avenue: portò la controcultura degli anni ‘60 e introdusse una nuova generazione creativa formata da art director e copywriter che avevano capito che l’espressione visiva e verbale erano indivisibili.
Una carriera lunghissima
Nato a New York il 26 giugno 1931 da genitori immigrati greci, crebbe nel Bronx. Si laureò alla High School of Music & Art di Manhattan nel 1949. Dopo un anno e mezzo al Pratt Institute di Brooklyn, abbandonò per lavorare per la stilista Reba Sochis. Entrò a far parte della CBS-TV nel 1954 come designer di progetti promozionali e iniziò la sua carriera pubblicitaria come direttore artistico due anni dopo. Cambiò molte agenzie, portandole tutte al successo.
Nel 1962 Harold Hayes, l’editore di Esquire, gli affidò la realizzazione delle copertine del giornale, ruolo che assunse come libero professionista e che portò avanti per più di dieci anni, realizzando capolavori editoriali.
Capolavori controversi
Le sue cover con foto, illustrazioni e fotomontaggi, erano spesso prive di testo, evidenziando il punto di vista del magazine in modo sorprendente con una singola immagine. Molte di queste furono controverse e incapparono in grossi problemi: quella di Sonny Liston costò al giornale 750.000 dollari di pubblicità abbandonata. Ma è anche vero che 32 copertine sono esposte al Museum of Modern Art di New York.
Tra queste quella iconica di Muhammad Ali. Il pugile star era stato privato del suo titolo di campione dei pesi massimi e incarcerato per essersi rifiutato di sottomettersi alla leva e di combattere in Vietnam. Lois lo interpretò come un San Sebastiano crivellato di frecce.
Un’eredità preziosa
La carriera di Lois è proseguita con grandi successi fino al nuovo millennio. È stato inserito nella Art Directors Hall of Fame, nella One Club Creative Hall of Fame e nella American Advertising Federation Hall of Fame, e ha vinto premi alla carriera dall’American Institute of Graphic Arts e dalla Society of Publication Designers. Nel 2016, ha donato al City College di New York una miniera di materiale professionale, tra cui registrazioni di spot radiofonici e televisivi; copie di annunci stampati, sceneggiature, schizzi, corrispondenza e fotografie delle sue campagne. E l’ultimo poster di Tommy Hilfiger degli anni ’80 prima del cellulare, presente in tutte le cabine telefoniche di Manhattan e da cui partì la grande carriera dello stilista.
Il mondo della pubblicità deve moltissimo a George Lois, così come l’editoria che guarda ancora oggi con stupore e ammirazione alle tante copertine di Esquire passate alla storia.
Scopri le altre sezioni del mio sito:
Qui trovi gli ultimi articoli nella sezione “L’Espresso”
Qui trovi le ultime interviste nella sezione “Dialoghi”
amici