Filosofia del graphic design

Articolo pubblicato il: 6 Aprile, 2022


Esce per Einaudi un’ambiziosa antologia curata da Riccardo Falcinelli. Dialogo con il designer romano
Filosofia del graphic design
La copertina di “Filosofia del graphic design”

“Filosofia del graphic design” è un libro appena uscito curato da Riccardo Falcinelli. Diversamente dai suoi precedenti best seller come “Cromorama”  e “Figure”  di cui era autore in prima persona, questa volta si tratta di un’antologia, pubblicata nella prestigiosa collana PBE – Piccola Biblioteca Einaudi, che nel suo catalogo presenta il meglio della saggistica d’arte, architettura, teatro e cinema.

Il lavoro è ambizioso: cercare di spiegare cos’è il graphic design e l’importanza di questa disciplina nella società attraverso la proposta di quaranta testi, per la maggior parte inediti in Italia, di artisti, tipografi, designer e pubblicitari che hanno fatto la storia della comunicazione visiva. 


Il secolo del graphic design

La selezione, mai banale, parte da un testo del 1895 di William Morris, fondatore del movimento Arts and Crafts, e si conclude con i testi di Michael Rock ed Ellen Lupton del 1996 e 1998. Un arco temporale che copre tutto il Novecento, secolo fondamentale per lo sviluppo del design, e che offre una visione dei cambiamenti e delle novità che hanno reso quest’area della comunicazione visiva così fondamentale per le nostre vite.


Antologia Einaudi
Libro decorato di William Morris. Illustrazione di Edward Burne-Jones, 1898

Antologia graphic design
El Lissitzky, pubblicità per Pelikan, 1923 ca.

In questi cento  anni si sono sviluppati i manifesti e le speculazioni delle più grandi personalità che hanno creato il mestiere del graphic designer dandogli il significato che ancora oggi ha, in tutte le sue forme. 

Dopo la tipografia decorativa di Morris, ecco quindi le parole in libertà di Filippo Tommaso Marinetti e la tipografia come strumento di comunicazione studiata da László Moholy-Nagy e da tutto il movimento Bauhaus. E ancora: El Lissitzky, che negli anni ‘20 intuisce l’importanza che avranno i processi fotomeccanici nella composizione, e Jan Tschichold, che considera la grafica sia arte che scienza.


Piccola Biblioteca Einaudi
Due poster di film realizzati da Jan Tschichold, 1926-27

Antologia Riccardo Falcinelli
Fortunato Depero, “Squisito al Selz”, 1926

Di qua e di là dall’Oceano

Si passa poi dall’altra parte dell’Oceano – proprio come fece nel corso della sua carriera Depero, anch’egli presente nell’antologia – e leggiamo, tra gli altri, due testi di Paul Rand, interprete di un Less is more più allegro e meno ortodosso, americanizzato.

E poi Albe Steiner, Bruno Munari, Massin (adorato da Falcinelli) con le sue opere drammaturgiche rielaborate in grafica, April Greiman, progettista fondamentale nel passaggio tra il mondo analogico e quello digitale, Tibor Kalman, Richard Hollis, Steven Heller e molti altri autori. 

Si tratta di un lavoro impressionante e completo, introdotto da un esaustivo testo di Falcinelli e corredato da note, schede bibliografiche (a cura di Andrea Vendetti), inserti fotografici che lo rendono punto di riferimento necessario per chi studia o ama o è semplicemente interessato alla materia.


Filosofia del graphic design
Paul Rand, manifesto per IBM, 1982. A destra Rudy VanderLans, cover di “Emigre” 11, 1989

Graphic design Riccardo Falcinelli
Muriel Cooper, “Information Landscapes”, frame da video,1994

L’antologia che mancava

Chiedo a Riccardo Falcinelli i motivi che lo hanno spinto a creare “Filosofia del graphic design”. Mi risponde che l’urgenza principale era quella di colmare un vuoto: mancava un’antologia di questo genere. 

Aggiunge poi due ulteriori motivazioni. La prima, decisamente interessante, lo riguarda personalmente: ogni volta che pensa, scrive e progetta un libro, questo processo lo aiuta a chiarire le cose. Studiare è come fare un’investigazione. Come quando nei film crime i detective improvvisamente uniscono tutti gli elementi che hanno precedentemente attaccato su una grande parete, arrivando o avvicinandosi finalmente alla verità.  Il concetto è chiaro e funziona perfettamente: consultando l’antologia i riferimenti storico-grafici si attraggono e si ritrovano in modo naturale. Le pagine fotografiche che mostrano in sequenza copertine di “Harper’s Bazaar” di Alexey Brodovitch e di Vogue” di Horst P. Horst e di Mehemed Fehmy Agha (si va dal 1938 al 1954) raccontano perfettamente come la grafica – in questo caso dei magazine – sia specchio della società. A una vita sempre più industrializzata, moderna e veloce corrisponde un’editoria dinamica e competitiva.

Il secondo motivo per cui Falcinelli ha realizzato “Filosofia del graphic design” è per farlo leggere agli studenti, ma anche ai colleghi. Non solo nel mondo della grafica, ma in altri ambiti, ormai sempre più complementari. Arte, architettura, interior design, illustrazione, design del prodotto: queste discipline si parlano e si completano ed è quindi necessario che i saperi si condividano.


Filosofia design Falcinelli
Copertine di Vogue: art director Mehemed Fehmy Agha (1939-40)

Antologia graphic design Falcinelli
Massin, “La cantatrice chauve”, 1964

Libro Riccardo Falcinelli
Ken Garland, manifesto del 1964

Libri destinati a restare

Come spesso accade con Riccardo Falcinelli, dal particolare al generale il passo è breve. Si parla quindi di divulgazione della materia grafica. Qui l’autore demarca una linea netta tra la diffusione per come la si intende in Italia, gerarchica, dall’alto verso il basso, e quella anglosassone, orizzontale. La prima è rivolta a un pubblico generalista, che non sa nulla della materia: chi ne tratta si pone automaticamente su una cattedra, utilizzando prevalentemente un linguaggio facile, comprensibile a tutti. 

Quella che interessa a Falcinelli è la seconda che – a suo vedere – è molto diversa. I fruitori sono già interessati al mondo della comunicazione visiva, ma non è detto che non possa appassionarsi anche un pubblico che ne è digiuno. Fa degli esempi nel mondo dell’arte, cita Ernst Gombrich e John Berger, autori di saggi dal grande valore qualitativo, anche complessi benché diretti a tutti. Sono i volumi destinati a restare, ad essere presenti nelle biblioteche delle università e dei musei. Questa è la missione del designer e, con questa antologia, sembra avvicinarsi molto alla meta.


Filosofia del graphic design Einaudi
Due cover del magazine “Colors” di Tibor Kalman (a sinistra, il primo numero del 1991)

Infine chiedo a Falcinelli quali testi dell’antologia lo hanno appassionato di più. Non ha dubbi: quelli di Frascara e di Cooper, entrambi scritti sul finire degli anni ‘80. 

L’argentino Jorge Frascara, ideologo dell’information design, nel suo scritto afferma la responsabilità sociale del graphic design, sganciandolo dall’idea di semplice arte figurativa.

Muriel Cooper, invece, introdusse l’utilizzo del computer nella progettazione grafica editoriale, gestito direttamente dal designer senza intermediari tecnici. La tecnologia diventa quindi strumento e medium.


Graphic design Einaudi
Giovanni Lussu, “Libri dell’Unità”, serie Maigret e Goldoni, 1993

La progettazione grafica, investigazione infinita

Personaggi fondamentali, alcuni forse poco conosciuti alle ultime generazioni di studenti di design, altri momentaneamente dimenticati, altri ancora universalmente riconosciuti come maestri. Così come Giovanni Lussu che – con la progettazione delle copertine dei “Libri dell’Unità” –  nei primi anni ‘90 fu fondamentale nel mio percorso di grafico appena uscito di scuola. 


Un’antologia da consultare, da avere sempre a portata di mano, perché le investigazioni – come insegnano le serie tv crime – non finiscono mai e si può arrivare alla soluzione seguendo strade sempre diverse. Proprio come nella progettazione grafica.


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