Charley Harper, artista della natura

Articolo pubblicato il: 20 Aprile, 2022


In uscita da Gestalten un volume sulle opere dell’illustratore naturalista americano

Nino Brisindi, Art director del Gruppo Gedi, ci racconta Charley Harper, ideatore di un tratto unico e intramontabile, artista che disegnò migliaia di animali e scene naturali. L’articolo di Nino Brisindi è stato pubblicato sul sito de La Repubblica. Lo riproponiamo di seguito.


Harper Gestalten uccelli
Rainbow Birds, 1982 (Charley Harper Art Studio, Wild Life, Gestalten 2022)

Al primo sguardo potrebbe sembrare che le illustrazioni di Charley Harper vengano fuori da uno di quegli ambienti che oggi piace definire “instagrammabili”: atmosfera asettica, scrivania bianca, finta tazza di caffè filtro e iPad in posa. Invece no. Gli animali che disegnava nascevano nella confusione, erano la sublimazione del caos che regnava nel suo studio.


Oggi Gestalten omaggia la vita e il lavoro di Harper con il libro “Wild Life. The life and work of Charley Harper”, che raccoglie la ricchissima produzione di poster, copertine e illustrazioni per libri e musei realizzati dall’artista e illustratore americano a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso fino alla sua morte nel 2007.


Harper Gestalten
Copertine realizzate da Harper per Ford Times magazine

L’amore per la natura e per Edie

Nato nel 1922 e cresciuto in una fattoria del West Virginia, fin da piccolo Charley è attratto più dalle forme e dai colori della natura che dall’impresa agricola della sua famiglia. Frequenta la Art Academy di Cincinnati, dove conosce Edie McKee. Per il loro viaggio di nozze nel 1947, caricano la Chevrolet di lei con attrezzatura da campeggio, tele e colori, e partono muovendosi verso est, l’Ohio e poi fino alla costa dell’Oregon, per combinare la passione per l’arte con quella per la natura.

È durante quel viaggio che Charley disegna il suo primo uccello. Non ha ancora ben capito cosa fare del suo talento, ma è già evidente la sua visione sintetica. “Ho visto un paio di quadri antichi oggi” – aveva scritto a Edie dall’Europa durante la guerra nel 1942 – “uno era datato 1618. Il tessuto dei vestiti delle donne ritratte era disegnato filo per filo: mi sono stancato solo a guardarli, tutti quei dettagli inutili”.  


Charley Harper
Harper con la moglie Edie McKee

Charley Harper
Un disegno ispirato dal viaggio di nozze con Edie McKee tra l’Ohio e l’Oregon

Copertine poster

Tornato a Cincinnati, inizia a lavorare per C.H. Schaten Studios – l’agenzia di pubblicità che oggi è la LPK – disegnando illustrazioni su richiesta. Nel frattempo spedisce le tele prodotte durante la sua luna di miele alla redazione di Ford Times, il mensile edito dalla Ford Motor Company, nato per raccontare al lettore quanto sia bello viaggiare alla scoperta delle meraviglie della natura a bordo di una Ford. Arthur Lougee, art director della rivista, stava giusto cercando un sistema per fare una copertina che costasse meno di un servizio fotografico, e commissiona a Charley il suo primo lavoro. Non è solo l’inizio di una lunga collaborazione: alla redazione di Ford Times arrivano lettere da parte di lettori che chiedono come avere le illustrazioni di copertina in formato poster. Harper allestisce una serigrafia in casa dei genitori di Edie e inizia a stampare.


Charley Harper
Manifesto per il Cincinnati Nature Center

Le geometrie della natura

Il passo successivo nel 1960, quando l’editore Golden Press gli commissiona le illustrazioni per il libro didattico The Giant Golden Book of Biology. Un anno di lavoro per cento disegni che convinceranno definitivamente Harper a dedicarsi alle immagini naturali: foreste, boschi, foglie, ma soprattutto animali. L’artista continua la sua ricerca della sintesi: sottrae, stilizza, appiattisce ogni volume su due dimensioni. “Quando guardo un soggetto naturale” dice per cercare di descrivere il suo stile “non vedo le piume delle ali, vedo solo la loro forma. Vedo geometrie eccitanti, pattern, texture perfettamente equilibrate. E guardo come si muovono. È qui il fascino del lavoro: rimettere tutto in ordine all’interno di un quadrato di tela”.


Charley Harper texture
In Octoberama, disegnata nel 2000, risalta il talento di Harper nel creare texture

Charley Harper Gestalten
Un disegno tratto dal libro “The Animal Kingdom”

Conosciuto da tutti come un uomo mite e umile, Charley non si prende troppo sul serio nemmeno quando gli chiedono che nome darebbe al suo stile. Gli piacciono i giochi di parole, e risponde con un ossimoro: “minimal realism”. Descrive bene la sua capacità di disegnare figure vivide e rigogliose anche se geometrizzate e ridotte a due dimensioni, ed è perfetto per ironizzare su quel bisogno dei critici d’arte di vedere categorie ovunque.

Vivere nella propria arte

Harper realizzò la maggior parte della sua vasta produzione nella casa costruita nel 1958 a Finneytown, a nord di Cincinnati. L’artista progettò il suo studio al piano terra della villa immersa nel bosco. Dalla descrizione di un amico che andò a fargli visita, si capisce quanto abbia influito su di lui lavorare lì dentro: “Harper vive nella sua arte. Le pareti di vetro esterne creano uno spazio completamente immerso nella natura, ma mediato da una superficie bidimensionale che cambia la prospettiva”. Il suo studio è rimasto intatto, conservato con cura dal figlio Brett. Nell’esplosione di carta e schizzi di colore ovunque, sulla scrivania ci sono ancora le bozze del suo ultimo lavoro, Scary Scenario, disegnato nel 2007 per denunciare gli effetti del riscaldamento globale: un cardinale rosso volato troppo a nord si posa sulla testa di un orso polare che non trova più il suo iceberg.


Harper mucca
Green Cuisine, 1984 (Charley Harper Art Studio, Wild Life, Gestalten 2022)

Gestalten
Uccelli disegnati da Harper per realizzare un tessuto

Disegni senza tempo

I disegni di Charley Harper erano destinati a superare la prova del tempo. Il suo stile unico piaceva alle nonne degli anni Sessanta come agli illustratori di oggi. Ha influenzato l’illustrazione degli ultimi decenni, e sono diversi gli artisti che più o meno consapevolmente hanno assorbito e rielaborato il suo tratto (vengono in mente ad esempio i bravissimi Methane Studios). La sua visione del mondo a due dimensioni ha affascinato anche la più minimalista delle arti, il graphic design: quando la Cornell University di Ithaca ha chiesto a Michael Bierut, colonna dello studio londinese Pentagram Design, di ridisegnare il logo del Lab of Ornithology, a lui è bastato riprendere uno dei mille uccelli disegnati da Harper. Senza neanche star lì a modificarlo, era già perfetto così.


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