Arte pubblica, luogo di lotta
Articolo pubblicato il: 13 Luglio, 2022
A Bologna il nuovo intervento di CHEAP insieme ad ActionAid. Poster che trattano di ambiente e società
Dal 23 giugno a fine agosto, un nuovo set di poster inediti di CHEAP dialoga con la città di Bologna tra arte, giustizia climatica e giustizia sociale.
Non c’è battaglia ambientale senza battaglia sociale. Da questa riflessione parte e si sviluppa “Ecofemminismo o barbarie”, ultimo intervento di arte pubblica firmato CHEAP.
Per la nuova edizione del “Festival della Partecipazione”, tenutosi a Bologna a fine giugno, ActionAid – una delle associazioni che lo promuovono – ha chiesto al collettivo CHEAP di pensare un progetto da realizzare per le strade della città.
Dieci anni di CHEAP
CHEAP è nato nel 2012, come Festival. Ha portato la Street Art a occuparsi di politiche sociali – prima fra tutte l’inclusione, di tutti i tipi – attraverso poster, “Call for artist”, iniziative artistiche “site specific”, mostre. Poi, una volta esaurita questa esperienza, ha continuato ad esistere come progetto sociale e politico, ancora più che artistico. Un approccio più fluido – situazionista, se vogliamo – senza appuntamenti fissi, permessi o date istituzionali. In definitiva, l’arte pubblica diviene il luogo di lotta e solo in un secondo tempo assume un significato artistico. Che non potrebbe esistere se non ci fosse alla base un gesto politico.
In questi dieci anni di attività – anzi: di militanza – questo collettivo di donne attiviste e femministe è riuscito a portare i migliori artisti nazionali e internazionali sui muri di Bologna, creando un percorso comunicativo diretto e popolare. E affrontando, di volta in volta, i temi fondamentali del nostro tempo.
La città è quella giusta, da sempre in prima linea per le battaglie sociali. Concentrata, impegnata, aperta a nuove visioni. E spesso i progetti di CHEAP hanno avuto come spalla urbana, riflettendone la comunicazione istituzionale, la Fiera dell’arte contemporanea, così come quella dell’editoria indipendente, così come il Dams. Ma anche onlus come Mediterranea, Cittadinanzattiva, ActionAid. Un collettivo che – come un organismo vivente – ha un suo passato ben delineato e si dirige verso un futuro difficilmente prevedibile proprio perché in continua evoluzione.
Ecologia e lotta femminista
In “Ecofemminismo o barbarie” si affronta l’ecologia: gli otto poster realizzati da Camila Rosa e affissi sui muri di diverse zone della città, incrociano questo importante tema con il vocabolario femminista. Ogni immagine ha un suo titolo, un suo claim, che la sottolinea e unisce indissolubilmente l’ambiente alla donna.
Ad esempio, “Sorellanza infestante” connette i piani politici della giustizia ambientale e sociale con la critica al sistema economico e ai metodi di produzione, ai meccanismi di marginalizzazione e esclusione delle comunità sulla base del genere, della classe e della razza.
Così come “Partecipazione rizomatica” interpreta il colonialismo climatico come un atto di violenza contro il pianeta, mentre si caldeggia una “Riappropriazione indigena” che rimetta nelle mani delle comunità le decisioni e le pratiche legate alla difesa dei territori.
Infine, sarà fondamentale “Germinare tumulto” per produrre cambiamento e quindi salvezza.
Artista attivista
La scelta di far realizzare i poster all’artista brasiliana Camila Rosa ovviamente non è casuale. Proprio in Brasile, infatti, ActionAid è molto attiva, in particolare per preservare le biodiversità della regione del Cerrado, la savana tropicale più biologicamente ricca del pianeta.
Camila Rosa ha iniziato il suo percorso artistico nel 2010 con un collettivo femminile di street art e da allora ha lavorato in tutto il mondo per pubblicità, editoria, mostre d’arte, moda e grafica. Il suo lavoro affronta questioni sociali e argomenti a cui tiene da una prospettiva alternativa.
I poster di CHEAP saranno visibili sui muri bolognesi fino ai primi giorni di settembre. Non per bellezza, né per decorazione, ma per farci fermare a riflettere che il mondo che viviamo non deve più avere alcuna distinzione tra società, ambiente e politica. Perché l’arte pubblica è il nostro nuovo spazio di lotta.
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