Morire d’Europa

Articolo pubblicato il: 28 Novembre, 2021


L'Espresso numero 49
La copertina de L’Espresso numero 49

Morire d’Europa è il titolo della copertina de L’Espresso numero 49. Una sintesi cruda e drammatica dei nostri tempi.

Europa. Divisa a Bruxelles, sotto pressione in Polonia e Lituania. L’Unione è stretta nel ricatto della Bielorussia che usa i profughi come proiettili umani.


Foto che documentano la Storia

Non è la prima volta che scrivo dell’importanza delle fotografie nei giornali. E continuerò a scriverne ogni volta che vedrò e lavorerò con immagini come quella che abbiamo impaginato in copertina.

Quando Tiziana Faraoni, la Photo editor de L’Espresso, ha mostrato il servizio fotografico di Michele Amoruso, tutta la redazione è rimasta sconvolta. Il dramma che si sta consumando alla frontiera tra Bielorussia e Polonia, chiusa dal filo spinato, riguarda tutti noi. È il fallimento dell’idea dell’Europa unita.

Le fotografie di Michele Amoruso mostrano – con una crudezza che solo la realtà può avere – la sepoltura di un rifugiato yemenita nelle foreste polacche, vicino alla Bielorussia. E avviene a pochi giorni di distanza dalla morte per assideramento di un piccolo rifugiato sulla stessa frontiera.

Insomma, una situazione terribile. I giornali, e in questo caso soprattutto le immagini, hanno il dovere di mantenere alta l’attenzione su questi fatti e di documentare ciò che altrimenti non potremmo conoscere.

Le illustrazioni di questo numero

Passiamo ad argomenti più leggeri: le nostre amate illustrazioni. L’apertura della sezione Idee, la parte del settimanale che tratta di cultura e che è curata da Sabina Minardi, è dedicata a “Più Libri Più Liberi”, fiera dell’editoria che si tiene ogni anno a Roma. Il tema dell’evento è la Libertà e abbiamo perciò chiesto a sei scrittori qual è stato il libro che per loro ha significato la Libertà. Gli autori coinvolti sono: Donatella Di Pietrantonio, Chiara Valerio, Riccardo Falcinelli, Georgi Gospodinov, Fabio Stassi e Michela Marzano.

Per immaginare un’illustrazione di apertura, l’ufficio grafico (oltre a me ci sono Alessio Melandri, Martina Cozzi, Emiliano Rapiti, Catia Caronti e Alessandro Sordi) ha pensato che era arrivata finalmente l’ora di lavorare con Fernando Cobelo.

Cercarsi reciprocamente

Fernando Cobelo è un bravissimo illustratore nato in Venezuela e residente da anni in Italia, a Torino. Da molto tempo, ormai, ci seguiamo reciprocamente. Lui conosce il tipo di lavoro con le immagini che facciamo a L’Espresso e noi abbiamo ben presente il percorso artistico che Fernando sta seguendo. Un percorso che lo ha visto crescere moltissimo fino a raggiungere uno stile particolare, personale e molto riconoscibile, che gli sta portando grandi riconoscimenti e molti impegni professionali.

Proprio per la particolarità del suo segno, c’è bisogno dell’occasione giusta per lavorare con Fernando Cobelo. L’Espresso è un giornale di attualità e politica e molto spesso utilizza illustrazioni più legate alla realtà e meno alla poesia, alla suggestione, come sono invece quelle dell’artista venezuelano. Questo per dire che a volte non si lavora insieme non perché non piace il lavoro di un illustratore ma semplicemente perché non c’è l’argomento che può metterlo nella migliore condizione di esprimersi.

Sia io che Fernando sapevamo che prima o poi sarebbe arrivato l’argomento adatto per collaborare. La fiera romana dell’editoria è finalmente stato uno di questi: elementi concettuali come libri e libertà sono perfetti per lui che negli ultimi anni ha lavorato molto in ambito culturale.

E così, contenti e decisamente curiosi l’uno del lavoro dell’altro, sono arrivate le proposte di Fernando Cobelo, le cosiddette matite. Tre e tutte valide.


Illustrazioni Espresso
La prima proposta di Fernando Cobelo

Illustrazioni Espresso
La seconda proposta

L'Espresso 49
La terza proposta, quella scelta

Scelte difficili

Quando si hanno tre proposte come queste, tutte di alto livello, è sempre difficile scegliere quella migliore. Ovviamente è un tipo di problema che non mi dispiace avere, anzi.

Le matite parlano da sole: hanno il dono della sintesi, della freschezza e dell’immediatezza del messaggio. I libri sono oggetti che ci rendono liberi, leggeri, e in cui noi lettori ci riconosciamo.

Abbiamo chiesto a Fernando Cobelo di portare avanti la terza proposta: un uomo che mette a posto i libri in una libreria e la composizione dei volumi crea il suo stesso volto di profilo.


L'Espresso numero 49
Il definitivo quasi totalmente in bianco e nero

Il definitivo inviato da Fernando era quasi totalmente in bianco e nero. Solo il volume in mano al personaggio era rosso, così come il piccolo tondo sul suo volto.

Una soluzione di grande eleganza ma forse cupa per il tipo di comunicazione che cercavamo. Come detto, i libri devono essere libertà e gioia e quindi avevamo necessità di inserire un colore. Ci siamo confrontati con Fernando e ci siamo detti d’accordo.


Fernando Cobelo
L’illustrazione finale colorata

Fernando Cobelo
L’impaginato definitivo con tutti i testi

In pochissimo tempo, Fernando Cobelo ha rimesso mano alla sua illustrazione, valutando cambiamenti cromatici o addirittura di composizione. Poi, alla fine ci ha proposto l’inserimento di un colore che effettivamente ha cambiato il mood dell’immagine senza snaturarla.

Il confronto tra Art director e illustratore è fondamentale per raggiungere un risultato che possa soddisfare entrambi.

La violenza filtrata dalle immagini

Nella sezione Storie, invece, Fabio Salamida racconta come le torture a cani e gatti sono un sintomo di pericolosità sociale. Lo dimostrano le storie di alcuni omicidi i cui autori da bambini erano soliti molestare gli animali.

In questo caso, l’immagine non deve documentare il fatto in maniera cronachistica, come nel caso della copertina. L’illustrazione deve essere evocativa e deve suggerire una teoria, un concetto.


Illustrazione Simone Rotella
Lo splendido disegno di Simone Rotella

Bravissimo Simone Rotella, illustratore che collabora spesso con L’Espresso, a trovare la chiave di lettura giusta. Un bimbo che ha in braccio un gatto e su cui è proiettata un’ombra minacciosa, forse lui stesso che nel futuro diventerà un killer. Un’immagine molto potente, che può prestarsi a più interpretazioni ma che comunque – anche per la palette cromatica scelta – comunica una forte inquietudine. Bellissimo lavoro.


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