Giulia Ticozzi

Articolo pubblicato il: 15 Settembre, 2021


Dialogo con una delle più importanti e competenti Photo editor italiane. Tra passioni, aneddoti e consigli

Video intervista con Giulia Ticozzi, Photo editor e fotografa free lance.

Ho lavorato al quotidiano La Repubblica dal 2004 al 2018, quando sono passato al settimanale L’Espresso. Questa lunga esperienza professionale mi ha insegnato moltissimo sul mondo dei giornali e mi ha permesso di incontrare colleghi molto preparati. Alcuni sono poi diventati amici, anche perché il ritmo del quotidiano ti porta a vivere a stretto contatto per lunghe giornate lavorative con un carico di stress non indifferente. Con i colleghi quindi è necessario capirsi al volo, imparare a conoscersi per aiutarsi l’uno con l’altro. Ovviamente non con tutti ci si riesce ma, quando questa alchimia si realizza, è un valore aggiunto a livello professionale e personale.

Con Giulia Ticozzi, quando abbiamo lavorato insieme, questa alchimia è scattata. Giulia è stata la Photo editor de La Repubblica dal 2016 al 2020. Negli anni in cui abbiamo collaborato ho scoperto una grande professionista, preparata da un punto di vista tecnico, storico e culturale e con una passione enorme per la fotografia. Nei suoi anni al quotidiano, oltre a supervisionare la qualità fotografica di ogni singolo numero del giornale, ha seguito e realizzato sia servizi fotografici da sviluppare in grande fretta che progetti a lungo termine. Insieme a Angelo Rinaldi e Francesco Franchi ha dato vita a Robinson, il supplemento culturale del sabato de La Repubblica, in cui ha pubblicato lavori fotografici nazionali e internazionali.

Nel 2020 ha deciso di lasciare La Repubblica per diventare Photo editor e fotografa free lance. Proprio nel 2020, quando ero già diventato Art director de L’Espresso, ho realizzato una videointervista con Giulia. La ripropongo qui perché è un dialogo molto interessante, pieno di spunti e consigli utilissimi per chi è appassionato di fotografia.


«Per lavorare nel mondo della fotografia bisogna avere sete di conoscenza. Si può conoscere bene Instagram ma è fondamentale sapere di mostre, di arte contemporanea, di fanzine, di editoria indipendente, di musica punk»

Giulia Ticozzi

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